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Italia e Difesa Europea: Verso una riserva di hacker, medici e ingegneri?

Uno studio del Ministero della Difesa prevede una riserva fino a 40mila unità per rafforzare la sicurezza nazionale. 

Non solo soldati: lo studio della Difesa per una riserva strategica. Non solo militari in divisa: medici, infermieri, ingegneri e perfino hacker potrebbero entrare a far parte della nuova riserva strategica italiana pensata per aumentare la capacità difensiva del Paese.

potrebbe contare tra 30mila e 40mila unità Cityrumor.it foto Ansa

Secondo uno studio tecnico elaborato dal Ministero della Difesa, il contingente potrebbe contare tra 30mila e 40mila unità, pronte a supportare le Forze Armate in caso di necessità. Tuttavia, fonti della Difesa chiariscono che, per il momento, si tratta solo di una valutazione preliminare: nessuna proposta di legge è ancora arrivata all’ufficio legislativo del Ministero, l’unico organo che potrebbe trasformare questo scenario in un progetto concreto da sottoporre al Parlamento.

La difesa europea e i numeri dell’Italia

Mentre in Europa si discute su come rafforzare le capacità militari dell’Unione, l’Italia deve fare i conti con le risorse attuali: le Forze Armate contano oggi poco più di 160mila uomini tra Esercito, Marina e Aeronautica.

L’ipotesi di una riserva aggiuntiva nasce proprio dalla necessità di adeguarsi agli scenari globali in rapido cambiamento, ma il dibattito sull’Esercito europeo resta ancora aperto. Al momento, infatti, una forza armata comune dell’UE non esiste, e la difesa europea è semplicemente la somma degli eserciti nazionali dei singoli Stati membri.

Un sistema di difesa all’altezza: programmi e investimenti Cityrumors.it foto Ansa

Resta da capire come verrebbe organizzata una forza comune e quanti uomini ogni Paese sarebbe chiamato a mettere a disposizione, senza contare le difficoltà burocratiche che rallentano da anni qualsiasi progetto in questa direzione.

L’idea di una riserva difensiva allargata e di un rafforzamento delle capacità strategiche italiane è quindi ancora lontana dall’essere realizzata, ma rappresenta un segnale chiaro: l’Italia sta studiando soluzioni per rispondere alle nuove esigenze di sicurezza.

Mentre il dibattito politico e militare prosegue, la domanda rimane: quanto tempo ci vorrà prima che l’Italia e l’Europa riescano a strutturare una difesa comune all’altezza delle sfide globali?

Tania Guaida

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