“Le donne incinte invecchiano più facilmente”: lo dice la scienza

Uno studio conferma: le donne in gravidanza subiscono un invecchiamento maggiore. L’incredibile scoperta che stupisce tutti

Il senso di stanchezza, la fatica e quella sensazione di sentirsi costantemente in affanno. Le donne che hanno affrontato una o più gravidanze, conoscono perfettamente la trasformazione del proprio corpo. Una sensazione bellissima, ma che spesso porta a vivere dei momenti molto particolari. Il corpo si prepara ad accogliere il feto e a sostenerne lo sviluppo: un meccanismo naturale e terribilmente affascinante, che porta però ad un consumo di energie molto importante.

Le donne in gravidanza subiscono un invecchiamento più precoce rispetto alle altre donne. Uno studio medico lo conferma – Cityrumors.it (Foto Pixabay)

Un senso di stanchezza che spesso porta le donne a sentirsi in debito di ossigeno. Quasi a considerarsi più vecchie di quello che in realtà sono. Ma quella che prima sembrava una semplice sensazione, ora è stata suffragata da una vera e propria ricerca scientifica: la gravidanza può realmente accelerare il processo di invecchiamento. A confermarlo sono due  nuovi studi, effettuati sui marcatori genetici nelle cellule del sangue delle donne incinte.  Analisi che hanno portato gli scienziati a valutarne l’invecchiamento e a scoprire la realtà.

L’invecchiamento e la gravidanza

Le cellule di molte donne in gravidanza, subiscono un invecchiamento molto precoce, tanto da portare ad un avanzato aumento della cosiddetta età biologica di una donna, man mano che la gravidanza va avanti. A pubblicare questa analisi è stata la National Academy of Sciences. Nello studio è stato spiegato che la gravidanza haun grande impatto sul corpo di una donna” e sull’età biologica, come confermato da Calen P. Ryan, ricercatore associato presso il Columbia Aging Center della Columbia University di New York, che ha guidato la ricerca. Lo studio ha visto gli scienziati utilizzare diversi “orologi biologici” e altre unità di misura che hanno permesso loro di analizzare i marcatori del DNA nei campioni di sangue.

Si tratta di una lunga serie di algoritmi, sviluppati attraverso programmi di intelligenza artificiale, che esaminano i modelli di marcatori chimici specializzati che si trovano all’esterno di alcuni geni. Questi marcatori si accumulano e cambiano in risposta alla nostra età, salute e stile di vita, un processo noto come epigenetica. Gli algoritmi possono utilizzare questi marcatori epigenetici per stimare l’età relativa delle cellule. Questa misura, spesso indicata come età biologica, può differire dall’età cronologica di qualcuno (ovvero l’età reale).

Come è stato organizzato lo studio

I ricercatori hanno controllato campioni di sangue di 825 giovani donne nelle Filippine, tutte nate nello stesso anno. Molte di loro erano state o erano ancora incinte, mentre altre non avevano concepito. I campioni analizzati e i cosiddetti “orologi epigenetici” regalavano tutti lo stesso risultato: l’età biologica delle giovani donne che erano state o erano incinte, tendeva ad essere superiore a quella delle altre, di almeno diversi mesi, anche dopo che i ricercatori avevano controllato le disparità economiche e altri fattori sociali e sanitari.

Le donne incinte rischiano di subire un invecchiamento di quasi otto anni rispetto alle altre. Lo studio medico lo conferma – Cityrumors.it

La gravidanza e la prova da sforzo

Allo stesso modo, l’altro nuovo studio, pubblicato a marzo su Cell Metabolism, ha utilizzato diversi orologi epigenetici per stimare il cambiamento dell’età interna delle donne incinte in diversi momenti durante le loro gravidanze. “Eravamo molto interessati a esaminare gli impatti della gravidanza come uno stress test naturale”, ha detto Kieran J. O’Donnell, assistente professore presso lo Yale Child Study Center e la Yale School of Medicine, che ha supervisionato uno dei nuovi studi. Con campioni di sangue di 119 donne americane incinte e cinque diversi orologi, i ricercatori hanno monitorato i cambiamenti epigenetici legati all’età biologica delle donne, a partire dall’inizio della gestazione e terminando tre mesi dopo il parto.

Anche in questo caso, gli orologi concordavano  sul fatto che la gravidanza sembrava invecchiare le mamme, mentre si avvicinavano al nono mese di gravidanza, facendo sembrare il DNA delle loro cellule del sangue, più vecchio di due anni rispetto a quanto non fosse all’inizio della gravidanza. Ma l’aspetto più importante è che questo invecchiamento si interrompe nel momento in cui le donne partoriscono: entro tre mesi dalla nascita infatti, i loro modelli di marcatori del DNA sono presto tornati a uno stato più precoce e più giovanile, e per alcune neomamme (che avevano allattato esclusivamente al seno nei primi tre mesi dopo il parto), hanno raggiunto livelli impensabili: molte sono apparse “più giovani” dal punto di vista biologico: alcune addirittura di otto anni. Secondo  O’Donnell, questo fenomeno “indica una pronunciata inversione dell’invecchiamento biologico”.

I dubbi dei ricercatori

Ma alcuni ricercatori che si sono soffermati sull’invecchiamento, la longevità e l’epigenetica e hanno avanzato dubbi e scetticismo sulla validità dei risultati. E sulle conclusioni: “Mi sembra improbabile che la gravidanza induca un’accelerazione dell’invecchiamento biologico di tutto il corpo che viene poi invertita subito dopo la gravidanza”, ha detto Matt Kaeberlein, un ricercatore di lunga data sulla longevità che ricopre il ruolo di CEO di Optispan, una società che promuove la longevità e produce il podcast “Optispan”. Charles Brenner, che studia il metabolismo, il cancro e l’invecchiamento presso il Beckman Research Institute del City of Hope National Medical Center in California, è stato più schietto. “Al 100%, è un uso improprio dei biomarcatori dell’invecchiamento”, ha dichiarato

Entrambi gli scienziati, così come altri che hanno discusso gli studi online, ipotizzano che i cambiamenti epigenetici osservati durante la gravidanza probabilmente riflettano le profonde esigenze fisiologiche di portare in grembo un bambino. Sono “una risposta transitoria allo stress della gravidanza, in particolare nel sistema immunitario”, ha detto Kaeberlein. Ma i cambiamenti cellulari rilevati e analizzati dagli orologi epigenetici potrebbero un giorno essere utili indicatori di salute. Se i marcatori epigenetici di una donna incinta non si riprendono presto una volta che non è più incinta, lei e il suo medico potrebbero voler monitorare attentamente la pressione sanguigna, la glicemia e altre misure standard di salute, non perché sembra improvvisamente più vecchia dopo essere rimasta incinta, ma perché, ha detto Ryan, “la gravidanza è un grosso problema, fisicamente”.

 

 

 

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