Messaggi su WhatsApp: la sentenza della Cassazione spaventa

Una nuova sentenza della Corte di Cassazione sull’utilizzo della più famosa messaggistica istantanea, che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere, socializzare e lavorare, fa molto discutere 

La Corte di Cassazione ha ribadito in una nuova sentenza che spiare i messaggi WhatsApp è un reato. Inoltre l’invio di messaggi molesti su WhatsApp può integrare il reato di molestie telefoniche e l’accesso non autorizzato a un sistema informatico, come un telefono, è un reato, e ciò comprende anche lo spiare messaggi.

Una sentenza storica
Messaggi su WhatsApp: la sentenza della cassazione spaventa – Cityrumors.it

L’applicazione di WhatsApp è nata nel 2009 da un’intuizione di due ex dipendenti di Yahoo, Jan Koum e Brian Acton. I due volevano creare un nuovo modo di mandare messaggi in maniera istantanea e semplice, e soprattutto in maniera del tutto gratuita. Il successo fu immediato: in pochi anni WhatsApp ha raggiunto centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo, diventando la piattaforma di messaggistica più usata, tanto che nel 2014 è stata acquistata da Facebook (oggi Meta) per 19 miliardi di dollari.

La messaggistica più utilizzata al Mondo

Forse qualcuno stenterà a crederlo o non lo ricorderà neanche più, ma è esistita una vita senza WhatsApp! Sembra un paradosso, ma è davvero così, perchè questa geniale applicazione ha davvero cambiato la nostra esistenza. Relazionarci, scambiare opinioni, parlare, programmare e oramai persino lavorare, tutto facciamo tramite la messaggistica istantanea più famosa al mondo che oramai ha raggiunto il miliardo di utenti.

WhatsApp
La messaggistica più utilizzata al Mondo – Cityrumors.it

Tanto che oramai i messaggi con la famosa spunta blu sono regolati da regole precise anche nei casi di controversie che finiscono addirittura in tribunale. E anche l’ultima sentenza della Corte di Cassazione sarà destinata a far discutere perchè potrebbe creare dei precedenti anche in famiglia o tra marito e moglie. Questo perchè oramai su WhatsApp possiamo scambiare anche foto, video, audio e documenti che potrebbero risultare compromettenti. Ecco che spiare un telefono altrui per leggere le chat private contenute sull’applicazione può diventare anche un reato.

Spiare le chat è reato

Spiare WhatsApp non è solo un’invasione della sfera privata, ma un vero e proprio reato, tanto grave da poter costare fino a dieci anni di carcere. Lo ha confermato la Corte di Cassazione in una recente sentenza che ha fatto a dir poco discutere, confermando la condanna a un uomo accusato di aver violato la privacy dell’ex moglie accedendo ai suoi cellulari senza autorizzazione, con l’obiettivo di ottenere prove utili nella causa di separazione in corso.

Sentenza
Spiare le chat è reato – Cityrumors.it

La sentenza ha rigettato il ricorso di un uomo condannato dalla Corte d’appello di Messina per aver prelevato chat WhatsApp e registri di chiamate dai telefoni dell’ex moglie, senza il suo consenso. Secondo i giudici, la sua condotta non solo ha violato il diritto alla riservatezza, ma ha determinato a tutti gli effetti un accesso abusivo a un sistema informatico, in quanto WhatsApp, con le sue funzioni di messaggistica, chiamata e videochiamata, viene considerato un mezzo digitale regolato da protezioni tecniche ben precise come le password, e di conseguenza, coperto dalla normativa penale in materia.

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