Soltanto una manovra improvvisa e d’emergenza ha evitato che nei cieli sopra i Caraibi due aerei si scontrassero in volo a causa dell’assenza del segnale da parte di uno dei due velivoli
Un Airbus A320 della compagnia statunitense JetBlue, decollato da Curacao, nei Caraibi, e diretto all’aeroporto JFK di New York, è stato costretto a interrompere la fase di salita e a effettuare manovre difensive per evitare una possibile collisione con un aereo cisterna dell’Aeronautica degli Stati Uniti. I due velivoli si sarebbero trovati alla stessa quota e su rotte convergenti, a una distanza stimata tra i 4 e i 9 chilometri, in uno spazio aereo regolarmente attraversato da voli commerciali.

In aviazione il transponder è un codice numerico che viene selezionato sull’apparato transponder di un aeromobile per facilitare la gestione del volo da parte di un controllore del traffico aereo. Questo apparato consente agli aerei di ricevere segnali dal controllo del traffico aereo e rispondere automaticamente con il proprio codice di identificazione e le informazioni sull’altitudine. I transponder rendono anche gli aerei visibili sul radar.
Sfiorata la collisione in volo
Ogni giorno decollano e atterrano nel mondo oltre centomila aerei, ognuno seguendo una precisa rotta personale senza che possano in alcun modo entrare mai in situazione di pericolo tra di loro. Questo perchè gli aerei hanno istallato a bordo il trasponder, un piccolo congegno che rappresenta le impronte digitali dell’aereo che così può essere automaticamente visto e registrato nei suoi spostamenti dai radar delle varie torri di controllo. Quando questo congegno non è funzione ecco che il rischio di una collisione in volo può diventare un pericolo reale.

Esattamente quello che è successo nelle ultime ora sopra il cielo caraibico tra un Airbus A320 della compagnia statunitense JetBlue, decollato da Curacao e diretto all’aeroporto statunitense JFK di New York che è arrivato a una distanza giudicata troppo critica rispetto a un volo cargo cisterna dell’USAF statunitense, che aveva proprio il trasponder spento. Secondo il racconto concitato via radio del pilota del jet, il volo militare gli avrebbe letteralmente tagliato la strada costringendolo a una pericolosa manovra d’emergenza proprio mentre era nella fase delicata della salita in quota dopo il decollo.
Un’area con molto “traffico”
“Abbiamo quasi avuto una collisione in aria”, ha urlato il capitano, si sente nella registrazione della sua conversazione con il centro di controllo del traffico aereo: “Hanno passato la nostra rotta di volo, non hanno il ricetrasmettitore acceso, è scandaloso”. E l’addetto al controllo del traffico aereo ha infatti confermato come sia “indignante la presenza di aeronavi non identificate” nello spazio aereo. Questo lo scambio via radio tra il pilota del volo della compagnia low cost con l’uomo addetto al radar, poco dopo essere decollato dalla piccola isola a largo del Venezuela.

Proprio la zona di incrocio delle rotte e la natura militare del volo cargo fa pensare all’intenso “traffico” in mare e nei cieli che gli Stati Uniti stanno avendo in queste settimane a largo del paese del sudamericano dopo che gli Stati Uniti hanno intensificato le operazioni nei Caraibi, ufficialmente legate alle azioni di contrasto al narcotraffico e di sorveglianza regionale. Proprio attorno al Venezuela sono dispiegate diverse navi da guerra americane e a novembre l’amministrazione federale dell’aviazione civile Usa ha esortato le compagnie aeree ad “agire con precauzione a causa del peggioramento della situazione di sicurezza e l’aumento dell’attività militare nei pressi del Venezuela”.





