Usa, stop ai colloqui per gli studenti stranieri: “Controlliamo prima i social media”

Trump blocca i visti studenteschi per i controlli social: un colpo durissimo per le università. La nuova stretta anti-immigrazione scatena le proteste

Un nuovo, dirompente, colpo di scena nell’arena politica americana, con la firma inconfondibile dell’amministrazione Trump. Non più solo muri fisici, ma barriere digitali che si alzano, minacciando di soffocare il flusso di studenti stranieri e di mandare in crisi le prestigiose università americane.

Ragazzo al telefono
Usa, stop ai colloqui per gli studenti stranieri: “Controlliamo prima i social media” – Cityrumors.it

Il team di Trump ha calato l’ennesima mannaia: colloqui per i visti studenteschi sospesi, in attesa di un’espansione senza precedenti dei controlli sui social media. Una mossa che è un avvertimento, un messaggio diretto a quelle istituzioni accademiche, molte delle quali dipendono pesantemente dai finanziamenti degli studenti internazionali.

Secondo un cablogramma ottenuto da “POLITICO”, l’amministrazione sta valutando una mossa che riscriverebbe le regole dell’immigrazione studentesca: sottoporre tutti gli studenti stranieri che sognano di studiare negli Stati Uniti a un controllo capillare sui loro profili social. Un’espansione massiccia, che va ben oltre le iniziative precedenti e che sa di Grande Fratello. In preparazione a questo “Grande Scrutinio”, le ambasciate e le sezioni consolari americane hanno ricevuto un ordine perentorio: sospendere immediatamente la programmazione di nuovi colloqui per i visti studenteschi e per i visitatori di scambio (categorie F, M e J).

Il cablogramma, datato martedì e firmato dal Segretario di Stato Marco Rubio, è cristallino: si attendono “ulteriori linee guida” nei prossimi giorni. Le conseguenze di questa mossa potrebbero essere devastanti. Innanzitutto, un rallentamento notevole nell’elaborazione dei visti, che tradotto significa code infinite, ritardi e la potenziale perdita di migliaia di studenti. Ma l’impatto più forte lo subirebbero proprio le università.

La scelta sulle università e le proteste

Molti atenei, soprattutto quelli d’élite come Harvard, fanno affidamento sugli studenti stranieri non solo per l’eccellenza accademica, ma anche per rimpinguare le proprie casse. Un blocco o un rallentamento significativo in questo flusso si tradurrebbe in un salasso finanziario, un colpo durissimo al cuore del sistema universitario americano.

Donald Trump
La scelta sulle università e le proteste (Ansa Foto) – Cityrumors.it

Il cablogramma non scende nei dettagli su cosa verrà esaminato nei controlli social, ma lancia segnali inequivocabili, richiamando ordini esecutivi volti a tenere fuori i terroristi e a combattere l’antisemitismo. Non è un segreto: l’amministrazione Trump ha nel mirino le università considerate “troppo progressiste”, accusate di permettere all’antisemitismo di prosperare nei loro campus.

Questa mossa è l’ultima di una serie di regole e repressioni sull’immigrazione che hanno coinvolto numerosi studenti. Funzionari del Dipartimento di Stato, in privato, si lamentano da mesi della vaghezza delle linee guida precedenti: un post con una bandiera palestinese su X potrebbe davvero costare uno studente a finire sotto la lente d’ingrandimento?

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La notizia è stata accolta con rabbia e frustrazione dall’intera comunità dell’istruzione superiore. NAFSA: Association of International Educators, un colosso che si batte per i diritti degli studenti stranieri, ha condannato senza mezzi termini la decisione. Fanta Aw, CEO del gruppo, ha urlato la sua indignazione: “L’idea che le ambasciate abbiano il tempo, la capacità e che i soldi dei contribuenti vengano spesi in questo modo è molto problematica. Gli studenti internazionali non sono una minaccia per questo Paese. Anzi, sono una risorsa incredibile per questo Paese“. Un grido che si alza, mentre la politica di Trump continua a ridisegnare i confini, reali e digitali, degli Stati Uniti.

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