L’ex presidente del Senato e procuratore nazionale Antimafia spiega il suo disappunto ma anche perché il criminale è uscito
“Comprendo chi è arrabbiato e anche chi si è indignato anche io stesso quando l’ho saputo qualche giorno fa ho provato le stesse emozioni, ma ci sono anche tante cose da dire in merito a quello che è successo con la liberazione di Giovanni Brusca...“. A parlare in modo così perentorio e chiaro è Pietro Grasso, storico magistrato del pool antimafia, ma anche procuratore nazionale Antimafia e nonché ex presidente del Senato. Pochi come lui hanno combattuto la mafia in Sicilia e anche fuori dalla Sicilia.

Da qualche giorno, dopo che ne aveva dato notizia il giornalista Pino Maniaci, specializzato nelle cronache di boss e mafia siciliana, ora il fatto che l’ex boss Giovanni Brusca è libero è diventata di dominio pubblico e tanti si sono indignati. L’assassino, perché di questo si tratta, che aveva ucciso il piccolo Nino Di Matteo più tanti altri omicidi, a fine maggio ha terminato i suoi 4 anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, avendo concluso il suo regime carcerario di 25 anni.
Fu proprio lui, Giovanni Brusca, quel 23 maggio 1992, che spinse il bottone del telecomando che fece esplodere l’ordigno sotto l’autostrada di Capaci dove morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tutti gli agenti della scorta. Ma quello fu uno dei tanti atti criminosi che commise Brusca che poi si pentì, diventò collaboratore di giustizia facendo arrestare tantissimi mafiosi.
Grasso: “E’ stata applicata la legge e grazie anche al pentimento di Brusca Cosa Nostra ha ricevuto tanti danni e arrestate tante persone”
Dopo quattro anni di libertà vigilata che gli ha consentito la legge sui pentiti, adesso Brusca, esattamente dal 28 di maggio, è un uomo libero, ma non vivrà più in Sicilia anzi avrà una falsa identità e sarò anche sottoposto al programma di protezione. Questo prevede la legge sui pentiti.
Il grande magistrato Pietro Grasso, che in questi anni gira le università e fa convegni davanti a tanti ragazzi soprattutto a parlare di quello che è stata la Mafia e quello che ha fatto lo Stato e grandi uomini come Giovanni Falcone contro Cosa Nostra. La liberazione di Brusca non è una bella pagina, ma “è stata applicata la legge e lo Stato, quando succede una cosa del genere, pur dolorosa che sia e che faccia indignare, deve essere soddisfatto“.

Per Pietro Grasso è un giorno strano e assai particolare anche se lui stesso ammette e ricorda che questa legge “che è stata applicata grazie alla quale Brusca è libero è stata voluto, chiesta e ottenuta da Giovanni Falcone, perché con essa si dava la possibilità ai pentiti di collaborare con la giustizia e grazie anche a quanto disse Brusca sono stati arrestati e fermati tanti pericolosi criminali“.
E conclude l’ex presidente del Senato, dicendo che con quanto è accaduto “lo Stato ha vinto tre volte in questa situazione, la prima con l’arresto di Brsuca, la seconda perché Brusca si è pentito e ha collaborato, la terza è che è stata applicata una legge dello Stato…”