La cucina stellata non è un’invenzione recente: secondo i ricercatori Federico II mangiava già piatti degni della Guida Michelin.
La Corte di Federico II di Svevia ebbe una gigantesca importanza nella cultura medievale del nostro Paese. L’imperatore che si era guadagnato il titolo di Stupor Mundi aveva infatti radunato intorno a sé i migliori artisti, architetti e poeti.
Almeno fino ad ora però non erano in molti a sapere che la corte di Federico II di Svevia pullulava anche di cuochi, o per meglio dire di artisti della gastronomia dell’epoca.
A rendere noto questo curioso ma interessantissimo aspetto della vita di corte è il libro Le origini della cucina italiana da Federico II a oggi. Si tratta di un volume estremamente curato, che offre una panoramica molto rigorosa di quel periodo dal punto di vista storico, antropologico e ovviamente gastronomico.
Il libro è essenzialmente un ricettario basato sull’antichissimo Liber de Coquina (Libro di Cucina), utilizzato dai più grandi cuochi dell’epoca, e nasce allo scopo di sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco.
Il volume è stato pubblicato in occasione dell’ottocentesimo anniversario della fondazione dell’Università Federico II e permette di conoscere in maniera approfondita il gusto dell’Imperatore ma anche le abitudini gastronomiche tipiche di un’epoca lontanissima dalla nostra.
A quanto emerge dal volume la cucina medievale ha molto in comune con la cucina del sud est asiatico. I sapori agrodolci in particolare, ottenuti tramite il vasto utilizzo di spezie e di miele, erano molto apprezzati in tutte le corti europee.
Grazie alla puntuale ricerca degli storici si possono anche apprezzare le antichissime radici di piatti che ancora oggi fanno parte della cucina popolare del Sud Italia. Si scopre infatti che la scapece, il tipico condimento per le verdure a base di olio, aceto, menta e aglio, per esempio, venne menzionato per la prima volta nel 1240 direttamente da Federico II in un mandato destinato al suo “mastro camerario”. Anche le alici indorate e fritte, tipico antipasto o secondo della cucina meridionale, sono rimaste identiche a se stesse nonostante lo scorrere dei millenni. La ricetta medievale è infatti identica a quella utilizzata ancora oggi nelle case comuni e nei ristoranti tradizionali.
Menzione d’onore anche per la cosiddetta genovese, che di genovese non ha nulla fuorché il nome: è un sugo tipicamente napoletano a base di carne di manzo e di cipolle stracotte che viene preparato in grandi quantità e utilizzato per condire la pasta.
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