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Cronaca

Alberto Trentini: che fine ha fatto il cooperante italiano in carcere in Venezuela dal 15 novembre? Nessuna accusa contro di lui. Cosa sappiamo

Si trova in carcere in Venezuela da due mesi, senza accusa alcuna: la situazione di Alberto Trentini, il cooperante di Venezia

Nativo di Venezia e impiegato presso la ong internazionale Humanity & Inclusion che aiuta le persone con disabilità, il cooperante 45enne Alberto Trentini si trova detenuto in Venezuela dal 15 novembre 2024: a partire da quel giorno, la sua famiglia non ha saputo più niente di lui. L’arresto è avvenuto lungo la strada che da Caracas porta a Guasdualito, nel sud-ovest del Veneuela: con lui, è stato fermato anche l’autista della ong.

Alberto Trentini: che fine ha fatto il cooperante italiano in carcere in Venezuela dal 15 novembre? Nessuna accusa contro di lui. Cosa sappiamo (cityrumors.it / foto rete)

Si hanno davvero poche notizie, al momento: l’unica certezza è che Alberto Trentini è detenuto nel carcere di Caracas ma, per quanto riguarda la sua situazione, non è ancora stata formulata alcuna accusa e non si sa quali siano le sue condizioni generali di detenzione e di salute psico-fisica. Nessuno ha potuto né incontrare né parlare con il cooperante veneziano, neanche l’ambasciatore italiano in Venezuela: a riferirlo è la sua legale Alessandra Ballerini, che tutela anche la famiglia Trentini. Ecco il punto della situazione.

Il comunicato della famiglia

Martedì 14 gennaio, la famiglia di Alberto Trentini ha rilasciato un comunicato nel quale ha espressamente chiesto al governo italiano di impegnarsi per la liberazione del cooperante internazionale. Nonostante in un primo momento i suoi famigliari avessero optato per il silenzio stampa, come di fatto avevano fatto anche i genitori di Cecilia Sala durante la sua carcerazione a Evin sperando che questo favorisse le trattative per la liberazione, ora invece vogliono parlare e, soprattutto, vogliono che si smuova qualcosa.

Il comunicato della famiglia (cityrumors.it / ansafoto)

Da quasi due mesi nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità” ha fatto sapere la famiglia, preoccupata quindi per Alberto Trentini e per l’ipertensione di cui soffre.

La risoluzione della CIDH

Il caso di Alberto era stato raccontato il 7 gennaio all’interno di una risoluzione della Commissione interamericana dei diritti umani (CIDH), uno degli organi dell’Organizzazione degli Stati Americani di cui oltre al Venezuela fanno parte anche altri 33 paesi ma la famiglia non aveva precedentemente visionato il testo, che quindi è uscito senza l’approvazione preventiva.

La risoluzione chiedeva alle autorità del Venezuela alcune informazioni relativamente alla condizione del cooperante italiano e, soprattutto, lanciava alcune ipotesi legate al suo arresto. Si legge, ad esempio, che il giorno precedente a quello del fermo Alberto Trentini abbia scritto in un messaggio Whatsapp di voler lasciare la ong: alla famiglia, però, questo non risulta.

Nel frattempo, il Partito Democratico ha lanciato un’interrogazione urgente al Ministro degli Esteri Antonio Tajani chiedendogli espressamente quali siano le strategie messe in atto dal governo per garantire il pieno rispetto dei diritti di detenzione e di processo ad Alberto Trentini.

Giulia Belotti

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