L’uomo che è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio è tornato a parlare: “Ho tentato di uccidermi”
“Sono innocente, non smetterò mai di dirlo e non so più come dirlo“. A parlare è Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’uccisione della povera Yara Gambirasio uccisa il 26 novembre del 2010. Su questa storia che ha tenuto incollati gli italiani per tanti anni, soprattutto per come si è arrivati all’arresto e alla condanna di Bossetti nel 2014, ben quatto anni dopo la morte della piccola.

Il detenuto Massimo Bossetti ha rilasciato una lunga intervista alla trasmissione Belve Crime condotto da Francesca Fagnani, nella quale il protagonista e il condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara si è detto ancora una volta “innocente e non so più come fare a dirlo, qui dentro ci sta una persona che non ha mai commesso quel delitto orribile”.
Serio, deciso a volte sembra che si commuova, Massimo Bossetti si rivolge alle telecamere delle Belve e spiega il suo disappunto: “Come ci è finito il mio Dna su Yara? Vorrei tanto saperlo anche io, sono un padre e non potrei mai fare quello di cui vengo accusato da anni, ma è così per tutti ma non è vero non sono stato io, non lo farei mai“.
La giornalista lo incalza sulle prove scientifiche e su quella famosa legata al Dna, ma lui replica: “Andiamo a rifare le analisi, perché non si rifanno? Non so perché lì sopra ci sia il mio Dna ma non è possibile, io non mi arrenderò mai e come faccio ogni giorno prego, ricordando nelle mie preghiere anche Yara, nonostante qualcuno mi dice di non farlo, ma io lo farò perché siamo due persone a cui non è stata fatta giustizia”.
La lite con la Fagnani per la critica al padre di Yara che si è presentato in cantiere
Naturalmente l’incontro tra Bossetti e la Fagnani non è nella sede Rai classica delle Belve, ma è nel carcere di Bollate, Si parte subito con la Fagnani che chiede se Bossetti abbia o meno l’inferno dentro si sé, ma l’uomo risponde con calma serafica “non avendo fatto niente, no, sono un uomo innocente, condannato dalla giustizia, ma innocente con tutto quello che si dice. Il fatto che mi dicano mostro? Sì sarò sempre etichettato con questa accusa infamante, sono un grande ignorante ma non sono un assassino nonostante quello che dice la sentenza”.
Si torna al giorno dell’arresto, quando Bossetti tenta di fuggire con la Fagnani che gli chiede il motivo del tentativo di fuga, poi il vivace botta e risposta tra l’uomo e la giornalista dopo che il detenuto si è messo a criticare il papà di Yara che va in cantiere e la Fagnani quasi non ci crede e sbotta: “Ma come fa a dire una cosa del genere?” e lui con altrettanta calma replica anche su questo: “Vabbè siamo differenti. Io non sarei andato se mi fosse morta una figlia“.
Sul Dna tutto un’altra situazione e un’altro botta e risposta. “Un medico legale di quel livello… Questo processo è un processo inverso. Si è partiti da un profilo genetico e si è andati a cercare di chi fosse”. Ma la giornalista lo incalza e gli risponde a tono: “Guardi che le analisi sono state fatte più volte ed è sempre emerso il suo Dna, sugli slip e sui leggings di Yara, non è che ci si possa sbagliare“. E allora Bossetti replica: “È tutto assurdo, anomalo e incompreso e mi chiedo anche io come sia stato possibile che il mio DnA sia finito su quegli slip”.
La scoperta in carcere di non essere figlio di suo padre, dei tradimenti della moglie, la rabbia che lo porta a tentare il suicidio “La testa nel lavandino, la cintura al collo. Non so come ci sono arrivato”. “Ha fatto un gesto che ha rimosso, ha capito dove voglio arrivare?”. Nelle preghiere serali dice che c’è anche posto per Yara: “Né io né Yara abbiamo aviuto la meritata giustizia, per questo la citerò sempre”.