Caltagirone, il sovrano silenzioso della finanza italiana tra strategia e relazioni d’affari. La forza dell’impresa.
Francesco Gaetano Caltagirone non è solo un imprenditore: è l’architetto di un potere che si estende ben oltre il mattone romano. A 82 anni, guida con mano ferma un impero da oltre 9 miliardi di euro, tessendo alleanze strategiche e scalando i vertici della finanza nazionale. Il suo obiettivo dichiarato – trasformare Generali in una multinazionale a sovranità italiana – non è solo retorica patriottica, ma una mossa calcolata per riportare sotto controllo domestico uno dei colossi assicurativi europei. Dopo aver consolidato la sua influenza in Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena, Caltagirone ha orchestrato un ribaltone che ha messo fine alla stagione della public company internazionale, sostituendola con una governance più vicina agli interessi nazionali.

La sua strategia è stata tanto silenziosa quanto efficace: acquisizioni mirate, alleanze con investitori istituzionali e una visione di lungo periodo che ha saputo sfruttare le debolezze del sistema. Il risultato è un sistema di potere che intreccia finanza, politica e industria, con ricadute dirette anche sull’editoria. I dividendi di Generali e Mediobanca compensano le perdite delle sue testate giornalistiche, dimostrando che il controllo economico può garantire anche la sopravvivenza mediatica. In un paese dove il potere si misura spesso in silenzi e relazioni, Caltagirone si impone come il dominatore discreto, capace di influenzare senza clamore.
Mattone, casse e relazioni: l’architettura invisibile del potere di Caltagirone
Il cuore pulsante dell’impero Caltagirone resta il mattone. Le proprietà immobiliari nel centro di Roma, valutate circa 1,8 miliardi di euro, non sono solo simboli di prestigio, ma strumenti di controllo economico. Attraverso Fabrica SGR, una delle più grandi società di gestione immobiliare del paese, e la holding FGF spa, Caltagirone coordina oltre cento società, gestendo fondi per oltre 6 miliardi di euro. Ma il vero colpo di genio è l’intreccio con le casse previdenziali dei professionisti italiani: ingegneri, architetti, psicologi e avvocati affidano a lui la gestione degli immobili che garantiscono le loro pensioni.

Questa rete di fiducia e interdipendenza ha avuto effetti tangibili anche nelle assemblee di Mediobanca, dove soggetti come la Cassa Forense hanno contribuito a rafforzare la sua posizione. Il potere di Caltagirone non si fonda solo su capitali, ma su relazioni costruite nel tempo, su una reputazione che gli consente di muoversi tra le élite professionali e finanziarie con autorevolezza. Supervisiona personalmente i suoi palazzi, dimostrando che il vero potere, in Italia, si costruisce ancora mattone su mattone. Ma è la sua capacità di consolidarlo attraverso una rete invisibile di alleanze, fiducia e controllo che lo rende il più potente del paese. Un capitalismo familiare che, tra luci e ombre, continua a dettare le regole del gioco.