L’orrore in camice: dentista-pedofilo sospettato di abusi su 55 donne, un incubo che va avanti dal 1998
Un camice bianco che nascondeva un abisso nero. Carl S., il dentista 71enne di Wilrijk, in Belgio, è ora al centro di un’inchiesta giudiziaria che sta squarciando il velo su un incubo lungo decenni. La polizia di Anversa ha identificato ben 55 donne come vittime, predate da un uomo che, con un diabolico “feticismo della gola”, le convinceva a subire inesistenti “disinfezioni” e anche esami vaginali e anali.

Un orrore che, dalle prime rivelazioni, risale addirittura al 1998. L’indagine è partita a fine 2024, dopo una denuncia choc. Carl S., un dentista con un passato professionale anche in ospedali di Anversa e Lovanio, avrebbe abusato di almeno tre vittime già note nel suo studio.
La scusa? Una finta “disinfezione della gola”, una pratica che in medicina non esiste, ma che per lui era il pretesto per macabri rituali. Ma l’orrore è andato ben oltre. All’inizio di aprile, la polizia locale di Anversa ha fatto irruzione nello studio e nell’abitazione del 71enne. Un raid che ha portato al suo arresto e alla confisca di tutto il materiale informatico.
E proprio da quelle immagini, da quegli hard disk, è emersa la sconvolgente verità: l’uomo compiva atti sessualmente allusivi sulle vittime, mentre svolgeva la sua attività professionale. Un “feticismo della gola” che, a quanto pare, era solo la punta dell’iceberg di un comportamento predatorio.
L’inizio delle denunce e il Vaso di Pandora
Di fronte alla gravità dei fatti, la Procura ha lanciato un appello pubblico, un grido disperato ai media per cercare altre vittime. E la risposta è stata un’ondata: 55 donne si sono fatte avanti, raccontando esperienze che risalgono a quasi trent’anni fa. Una testimonianza corale che ha svelato la portata di un orrore nascosto.

Dagli interrogatori sono emersi dettagli ancora più agghiaccianti. Oltre alle false “disinfezioni della gola”, le vittime hanno denunciato esami anali e vaginali, palpeggiamenti di seni e glutei, e persino masturbazione in presenza dei pazienti.
Ma c’è di più: alcune donne erano state curate in anestesia generale, e ora il sospetto che siano state vittime di violenza anche in quello stato di incoscienza, è un pensiero che gela il sangue. Questo aspetto sarà oggetto di ulteriori, approfondite indagini.
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Il caso è arrivato in aula consiglio martedì, per la decisione sulla custodia cautelare in carcere. L’indagine giudiziaria prosegue intensa, sotto la guida del giudice istruttore. La speranza è che questo orrore, durato troppo a lungo, trovi finalmente giustizia piena e che nessuna vittima debba più soffrire in silenzio. La battaglia contro il male in camice è appena iniziata.