Ex terrorista lancia un nuovo marchio di caffè: “Voglio aiutare le famiglie delle vittime”

Da ex terrorista a imprenditore del caffè: l’attentatore di Bali lancia un marchio e promette aiuti ai sopravvissuti

Fa discutere e solleva interrogativi, quello che stiamo per raccontare. Il protagonista è un indonesiano, un tempo condannato per i sanguinosi attentati di Bali del 2002. Ora ha cambiato vita e ha intrapreso una controversa nuova carriera. Dopo essere stato rilasciato sulla parola, ha aperto una propria attività di caffè e ha dichiarato di voler destinare parte dei profitti per aiutare i sopravvissuti a quegli attacchi che causarono oltre 200 vittime.

Umar Patek
Ex terrorista lancia un nuovo marchio di caffè: “Voglio aiutare le famiglie delle vittime” (Ansa Foto) – Cityrumors.it

L’uomo in questione è Umar Patek. All’inizio di questo mese, è stato lui stesso a servire personalmente i clienti accorsi per il lancio del suo marchio di caffè. Un cambio di rotta per quello che fu un attentatore chiave negli attacchi a una discoteca e a un bar di Bali, il 12 ottobre 2002 a Kuta, sull’isola turistica. Un giorno che lasciò dietro di sé una scia di morte e distruzione. Ben 202 morti e 209 feriti, tra cui 88 australiani e 38 indonesiani.

L’azione terroristica fu rivendicata dall’organizzazione Jemaah Islamiyah, legata ad Al-Qaeda. Patek è stato rilasciato sulla parola nel 2022, un evento che aveva già scatenato la rabbia e l’indignazione sia in Australia che in Indonesia, nonostante le sue scuse pubbliche rivolte alle vittime.

All’inaugurazione della sua attività, Patek ha raccontato le difficoltà incontrate dopo il rilascio. “Ero ancora sotto shock per il mondo esterno“, ha affermato, rivelando di aver faticato a trovare lavoro e di temere che la sua immagine passata potesse ostacolarlo. “Lo stigma di essere un ex detenuto per terrorismo mi ha reso difficile trovare lavoro“, ha aggiunto, spiegando la sua scelta di intraprendere questa nuova strada.

Il perdono di una sopravvissuta e le richieste di aiuto concreto

Patek ha ammesso di comprendere la rabbia che molte persone ancora nutrono nei suoi confronti. Al tempo stesso ha implorato di “non lasciare che quel dubbio persista“, promettendo di donare una parte dei suoi guadagni ai sopravvissuti. Le autorità indonesiane, dal canto loro, hanno utilizzato Patek, dopo il suo rilascio, come esempio dei loro sforzi per deradicalizzare la popolazione. Un modello per contrastare l’estremismo islamico nel Paese.

Umar Patek, l'attentatore
Il perdono di una sopravvissuta e le richieste di aiuto concreto (Ansa Foto) – Cityrumors.it

Un momento toccante si è verificato proprio durante l’inaugurazione. Chusnul Chotimah, una sopravvissuta agli attacchi di Bali, che porta ancora i segni delle ustioni e ha difficoltà a permettersi le cure salvavita, si è fatta largo tra la folla per rivolgersi direttamente a Patek.

Le sue parole sono state un misto di rabbia e perdono: “Ti portavo rancore. Ti perdono per quello che hai fatto. So che sei cambiato in meglio“. Chusnul ha poi espresso la speranza che Patek possa concretamente aiutare i sopravvissuti: “Non limitarti a chiedere scusa“, ha detto, auspicando azioni tangibili. Tumini, un’altra sopravvissuta, ha ribadito le difficoltà economiche per le cure e ha sottolineato come l’assistenza governativa dovrebbe essere una priorità per le vittime ancora in fase di recupero.

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La vicenda di Umar Patek resta un caso complesso, che bilancia il concetto di redenzione con il ricordo indelebile di una tragedia che ha segnato profondamente due nazioni.

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