Hai acquistato questi prodotti su Shein? Rischi grosso: “Sono tossici”

Il colosso delle vendite online di nuovo al centro delle polemiche: un nuovo test mette in allarme i consumatori: alcuni prodotti sarebbero tossici

Una nuova bufera su Shein: dopo le bambole gonfiabili ritirate dal mercato perchè troppo simili a modelli di donne giovani, ora il noto marchio asiatico, si trova di fronte ad un nuovo scandalo. Che potrebbe portare a conseguenze pesanti. Tutto nasce da un report di Greenpeace, che mette in ginocchio il colosso della moda e dei vestiti a basso costo.

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Hai acquistato questi prodotti su Shein? Rischi grosso: “Sono tossici” – cityrumors.it

Gli abiti del negozio online asiatico Shein conterrebbero sostanze chimiche pericolose in quantità che superano significativamente le normative UE: questa la intesi del nuovo rapporto realizzato da Greenpeace. Shein ha già annunciato che, a titolo precauzionale, “rimuoverà gli articoli identificati dal nostro marketplace a livello globale”.

Nel 2022, Greenpeace aveva effettuato i primi controlli ed aveva riscontrato in 7 dei 47 prodotti Shein testati la presenza di sostanze chimiche pericolose al di sopra dei limiti normativi dell’UE (REACH). Da allora, la popolarità della piattaforma Shein è cresciuta vertiginosamente: l’azienda ha continuato a crescere rapidamente, con ricavi passati da 23 miliardi di dollari (2022) a 38 miliardi di dollari (2024), rendendola il più grande negozio di moda online a livello globale. Nel frattempo, Shein ha riconosciuto la contaminazione chimica e si è impegnata a migliorare in modo sostanziale la sua gestione delle sostanze chimiche.

Per verificare se tali promesse siano state mantenute, Greenpeace ha nuovamente testato i prodotti Shein nel 2025. Sono stati acquistati 56 capi di abbigliamento Shein in otto paesi e sono stati fatti analizzare per verificare la presenza di sostanze chimiche pericolose presso un laboratorio indipendente e accreditato in Germania. I risultati sono allarmanti: ben 18 prodotti su 56 (il 32%) hanno superato i limiti del regolamento REACH dell’UE; inclusi capi di abbigliamento per bambini (3 articoli). Sette giacche hanno superato i limiti di PFAS fino a 3.300 volte. Quattordici prodotti hanno superato i limiti di ftalati, sei dei quali di 100 volte o più.

Il report di Greenpeace su Shein: gli articoli che superano i limiti

Anche una singola giacca o un paio di scarpe possono comportare dei rischi: molti articoli contenevano sostanze chimiche persistenti e bioaccumulabili, che “inquinano fiumi, laghi, mari e minacciano la vita al loro interno. Particolarmente preoccupanti sono le sostanze persistenti che alterano il sistema ormonale, come le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) — utilizzate per rendere le giacche resistenti all’acqua e alle macchie — e gli ftalati, usati come plastificanti nelle calzature. I lavoratori nei paesi produttori sono spesso esposti senza protezione, mentre le sostanze chimiche vengono scaricate non trattate nei corsi d’acqua e nei terreni. Anche i consumatori sono a rischio in quanto possono essere esposti”, scrive Greenpeace.

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Il report di Greenpeace su Shein: gli articoli che superano i limiti – cityrumors.it

Tra i prodotti c’era anche un costume da sirena per bambini che superava i limiti REACH per la formaldeide tossica. Shein ha confermato di “prendere molto sul serio la sicurezza dei prodotti e di impegnarsi a fornire prodotti sicuri ai clienti”. “Dato che Greenpeace non ha fornito in anticipo i risultati dei test, non siamo ancora stati in grado di valutarli”, ha affermato l’azienda, aggiungendo che sta continuando a portare avanti un’indagine parallela. 

Greenpeace chiude il suo rapporto specificando che “L’82% delle fibre utilizzate da Shein è poliestere , in altre parole, petrolio greggio lavorato. Le emissioni di gas serra dell’azienda sono quadruplicate tra il 2021 e il 2024. Shein incarna un settore che continua a ignorare ogni avvertimento mentre accelera la distruzione del nostro pianeta. Il fast fashion è l’esatto contrario della sostenibilità. A meno che i governi e le aziende non agiscano per fermare questa follia, i cumuli di vestiti scartati continueranno a crescere, l’ambiente continuerà a essere inquinato e le persone continueranno a essere sfruttate”.

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