Una pratica nata in Cina e che (nonostante il parere negativo di diversi tribunali) sta sempre di più prendendo piede negli Stati Uniti. Si tratta di una tendenza, giudicata “inumana”
Nonostante le critiche, le sentenze dei tribunali che ne hanno vietato l’utilizzo, le proteste di centinaia di migliaia di lavoratori, una delle tendenze più discusse e al centro delle polemiche, sta prendendo piede non solo in Cina (dove è nata), ma anche negli Stati Uniti. Si tratta di una pratica che molti hanno definito a tutti gli effetti “inumana”.

E’ stata ribattezzata “996” e si riferisce ad un nuovo orario di lavoro, nato dalla cultura aziendale delle aziende tecnologiche cinesi. Si estende dalle 9:00 alle 21:00, per i primi sei giorni della settimana. Scomponendo le giornate lavorative, arriviamo a un risultato desolante: 12 ore di lavoro al giorno dal lunedì al sabato, ovvero 72 ore settimanali dedicate al lavoro.
Un dato terrificante: basti pensare che, le persone che lavorano a questi ritmi, qualora dormissero otto ore al giorno, lavorerebbero il 62% del loro tempo. Una pratica che la Corte Suprema cinese ha vietato quattro anni fa. Eppure, non solo la stragrande maggioranza delle aziende del Sol Levante continuano a metterla in pratica. Anche alcune società tecnologiche della Silicon Valley (California, USA) hanno iniziato ad utilizzarla.
Dalle nove di mattina alle nove di sera: orario di lavoro inumano
La filosofia di questo sistema lavorativo si basa su un’unica prerogativa: lavorare di più significa ottenere risultati migliori. Tuttavia, l’effetto che ha sulla salute mentale dei lavoratori è completamente opposto e, a lungo termine, può avere un impatto negativo anche sulle performance aziendali. “La cultura del lavoro e il sovraccarico, influenzano indirettamente il disagio psicologico dei lavoratori della Generazione Z in Cina attraverso la sindrome da burnout e la soddisfazione lavorativa ; mentre le opportunità di sviluppo di carriera percepite e la retribuzione basata sulle prestazioni percepite influenzano indirettamente il loro disagio psicologico attraverso la soddisfazione lavorativa”, osserva uno studio pubblicato su Nature.

Come evidenziato, anche negli Stati Uniti sta prendendo piede il sistema 996. La conferma arriva da un dossier pubblicato su un quotidiano statunitense, nel quale una cronista ha riportato la sua esperienza. Ha risposto a numerose richieste di lavoro, e quando ha detto che non sarebbe stata d’accordo all’idea di impiegarsi per un periodo così lungo, evidenziando la necessità di trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata. tutte le poste le sono state chiuse. “Quando hanno risposto, come ogni persona di buon senso, che anche la loro vita privata aveva una certa importanza, non hanno ottenuto il lavoro”, ha detto.
Rifiutate le domande di lavoro a chi non si adegua
La tendenza 996 ha raggiunto il mercato del lavoro americano e si riflette anche nella pubblicità di un’azienda di intelligenza artificiale : “Non inviare la tua candidatura se non sei entusiasta di lavorare fisicamente circa 70 ore a settimana con le persone più ambiziose di New York City”, si legge nell’annuncio. “Abbiamo diversi clienti per i quali un prerequisito per la preselezione dei candidati prima di un colloquio è la loro disponibilità a lavorare dalle 9 alle 21 per sei giorni a settimana”, ha detto a Wired Adrian Kinnersley, proprietario di un’azienda di risorse umane e reclutamento .
La situazione negli Usa viene monitorata con grande attenzione. In Cina intanto, nonostante i divieti, molte aziende continuano ad applicare orari di lavoro estremamente lunghi, a causa della scarsa applicazione delle leggi sul lavoro e dei bassi salari minimi del Paese. Ma fortunatamente, altre aziende stanno cercando di abbandonare la cultura lavorativa del 996 e adottare gli orari europei, migliorando così il benessere dei lavoratori. Anche alla luce di recenti studi, che hanno evidenziato come i lavoratori della Generazione Z “siano più soggetti a problemi di salute mentale rispetto alle generazioni precedenti e mostrano i livelli più elevati di disagio psicologico”.





