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Cronaca

Ley: “Ho lavorato in tanti ospedali, mai visti così tanti bimbi feriti come a Gaza…”

Il chirurgo della Croce Rossa che nella sua vita ha avuto a che fare con diverse guerre non riesce a credere a quello che vede nella Striscia

Ho lavorato negli ospedali dell’Afghanistan, in Uganda, Etiopia, Sierra Leone, Sudan, Cambogia, Jenin… ma non mi è mai capitato di operare così tanti bambini feriti come nella Striscia di Gaza“. Parla al telefono e viene intervistato dal quotidiano la Repubblica, il dottor Paul Ley che fa il chirurgo e lavora per la Croce Rossa a Gaza e le immagini che vede ogni giorno sono strazianti e dure da mandare giù, anche perché a volte non si riesce a fare quello che si vuole. “Non abbiamo antidolorifici per tutti, facciamo interventi con dosi minime di anestesia. Purtroppo sono costretto a scegliere chi operare e chi, invece, lasciar andare“, le parole di Paul Ley.

Un momento tragico dove alcuni neonati arrivano all’ospedale di gaza (Ansa Cityrumors.it)

 

Ley è un chirurgo ortopedico del Comitato internazionale della Croce Rossa, ha 60 anni, ha il passaporto francese, anche se è cresciuto nel Varesotto. Ha avuto una lunga esperienza con Emergency e nella sua vita ha visto tante cose che l’hanno scioccato. È arrivato all’European Hospital di Khan Yunis il 27 ottobre, attraversando il valico di Rafah. Insieme a lui c’erano anche altre sei persone che fanno parte del suo team. Non ce la fa più ad assistere ad alcune situazioni con le quali deve convivere ogni giorno: “Passo le giornate ad amputare arti, che poi metto in una scatola di cartone e riconsegno alla famiglia. È la procedura che rispetta i precetti religiosi sulla integrità corporea“.

“Senza cure da dodici giorni, sugli abiti sporchi troviamo i vermi”

Un momento di agitazione all’ingresso dell’ospedale di Gaza (Ansa Cityrumors.it)

 

I pazienti sono tanti e ognuno di loro con problematiche differenti e in alcuni casi gravi e Paul Ley descrive la situazione che non è affatto rosea: “Al momento 640, di cui 540 con fratture esposte. La tregua ha permesso l’ingresso di carburante e forniture, ma anche il trasferimento di centinaia di pazienti da Gaza“. E le condizioni di cura sono davvero impossibili: “Senza cure da dodici giorni, sugli abiti sporchi troviamo i vermi. Un’ora fa ho amputato il braccio a un ragazzo, gli era andato in cancrena perché aveva un laccio emostatico da cinque giorni e nessuno glielo aveva cambiato“.

E quello che fa più paura sono le lesioni che hanno tanti, troppi bambini che vengono lì in situazioni disperate: “Sono sopravvissuti a bombe, raid aerei e ai crolli, hanno lacerazioni, traumi, ustioni. Non hanno però segni di armi da fuoco. Abbiamo un’unità speciale per gli ustionati, e il 40 per cento dei pazienti ha meno di 15 anni, il 13 per cento meno di 5 anni“.

Daniele Magliocchetti

Lo so, è un sogno un po' bizzarro, ma da piccolo sognavo di fare l'inviato di guerra, mi perdevo nei racconti di Ettore Mo, meraviglioso inviato del CorSera, su questa scia sono diventato un giornalista, meglio dire cronista (esistono solo le notizie), scrivendo e raccontando sport (principalmente), ma anche cronaca e politica per Ultime Notizie, Ansa, Repubblica e Messaggero, cartaceo e on line, contestualmente facevo (e faccio) anche radio passando per Radio Incontro, Radio Globo, Radio Sei, Radio Incontro Olympia ora solo Radio Olympia. Da sempre curioso del mondo e di chi ne fa parte.

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