In questi ultimi giorni di estate le nostre regioni sono state colpite da questo fenomeno atmosferico spesso legato a grandi temporali estivi
E’ sicuramente vero che negli ultimi anni, probabilmente grazie anche all’innalzamento della temperatura delle acque del Mar Mediterraneo che circonda la nostra penisola, abbiamo cominciato a fare i conti con fenomeni atmosferici di forte intensità, che una volta associavamo soltanto alle regioni caraibiche. Improvvise trombe d’aria, tornado e alcune violente tempeste hanno colpito zone costiere e non dell’Italia, fenomeni purtroppo impossibile da prevedere.
L’ultimo in ordine di tempo apparso con maggiore frequenza nel mese di agosto si chiama downburst, ed è diventato tristemente famoso perchè potrebbe essere stata la causa principale che ha provocato l’affondamento del grande veliero Bayesan a largo di Palermo, provocando la morte di diverse persone.
Questa stagione estiva sta volgendo al termine e anche se è stata caratterizzata da temperature al di sopra della media con sole e tempo bello su tutta la penisola, ha visto però con sempre maggiore frequenza improvvisi quanto intensi fenomeni metereologici simili a tornado o trombe d’aria accompagnati da forti rovesci temporaleschi che hanno provocato ingenti danni e alcune volte anche la perdita di vite umane. L’ultimo in ordine di tempo a salire alla ribalta della cronaca è quello che ha imperversato ad esempio sulla Capitale nella giornata di ieri, provocando allagamenti in molte zone della città, è chiamato downburst, ovvero colonne d’aria fredda che scendono dalle nubi e si scagliano al suolo causando raffiche di vento oltre il 100 chilometri orari. Ecco perchè i danni causati dal downburst riguardano una superficie ben più estesa rispetto a quella che normalmente può essere raggiunta da un tornado, che è invece un un fenomeno più localizzato e caratterizzato da raffiche di vento in rotazione ciclonica.
Il downburst è l’evento finale del cosiddetto downdraft, ossia una corrente fredda discendente interna alla nube temporalesca e ne esistono di due tipi, il ‘wet’ cioè umido, se accompagnato da pioggia o grandine, e il ‘dry’ quindi secco, se l’aria è talmente secca che le precipitazioni evaporano prima di raggiungere il suolo. Quelli del primo tipo si verificano quando l’aria discendente è molto fredda e incontra l’aria calda e umida vicino al suolo. Questa interazione crea una forte corrente discendente che si muove verso il basso con un forte impulso, causando venti forti e concentrati in una zona limitata. Inoltre questo fenomeno temporalesco si differenzia dalla tromba d’aria perché le raffiche di vento a livello del suolo si propagano per via orizzontale, anziché verticalmente dando origine alla classica forma di cono
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