Clamorosa svolta nell’inchiesta sull’uccisione del capo della tifoseria interista avvenuta il 29 ottobre 2022, avrebbero confessato l’omicidio i due uomini già in carcere dallo scorso anno
E’ arrivata la svolta nelle indagini sull’omicidio dello storico capo ultrà dell’Inter ucciso a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa sua a Milano. Marco Ferdico e il cognato Pietro Andrea Simoncini hanno confessato di essere stati i responsabili materiali dell’omicidio di Vittorio Boiocchi.

Vittorio Boiocchi, 69 anni, storico leader della curva neroazzurra con precedenti penali che andavano dalla rapina al traffico di droga, fino al sequestro di persona, era stato ucciso per strada mentre tornava a casa. L’uomo era stato colpito da più colpi di arma da fuoco mentre era in via Fratelli Zanzottera, alla periferia della città, nel quartiere Figino. Nonostante l’allarme immediato da parte di alcuni passanti e l’arrivo del personale medico e paramedico, le ferite riportate risultarono mortali.
Una svolta inattesa
E’ la prima confessione che arriva dopo gli arresti dell’11 aprile scorso, nelle indagini della Squadra mobile della Polizia e della Dda milanese, che hanno approfondito quei verbali con le confessioni di Beretta per chiarire il caso ancora irrisolto in uno dei filoni della maxi inchiesta sulle curve di San Siro. Marco Ferdico, ex leader della Curva Nord interista, ha confessato di aver preso parte all’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà ucciso il 29 ottobre 2022 in un agguato a colpi di arma da fuoco sotto casa sua, nel quartiere Figino di Milano.

La confessione arriva a poche ore dall’altra ammissione di colpa da parte di Pietro Andrea Simoncini, suocero dello stesso Ferdico e considerato uno dei due esecutori materiali del delitto, e conferma anche la ricostruzione fatta in carcere dall’ormai collaboratore di giustizia ed ex leader della curva Nord, Andrea Beretta.
Cinquantamila euro per uccidere
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti dopo le ultime confessioni, l’omicidio è stato ordinato da Andrea Beretta che, succeduto a Boiocchi come leader della curva, temeva di perdere la sua posizione a causa del ritorno di quest’ultimo in libertà dopo una lunga detenzione. Per questo avrebbe commissionato il delitto, offrendo un compenso di 50mila euro a Marco Ferdico e a suo padre Gianfranco, che si sarebbero poi occupati di tutta l’organizzazione dell’esecuzione.

Compreso il killer da assoldare individuato in Daniel D’Alessandro, detto “Bellebuono”, bloccato e arrestato in Bulgaria dagli investigatori e poi estradato in Italia, che avrebbe materialmente premuto il grilletto 5 volte da una Luger calibro 9×19 contro Biocchi fuori la sua abitazione, dietro un compenso di 18mila euro, seduto su uno scooter guidato proprio da Simoncini.