Se si commette un errore, i filmati delle telecamere installate all’interno delle nostre abitazioni, possono finire online. Centinaia di video a carattere sessuale sono stati pubblicati da siti porno, all’insaputa di tutti. Ecco come comportarsi
Quanti di noi hanno installato delle telecamere di sicurezza che registrano quello che succede all’interno delle nostre abitazioni? Una mossa che serve a scoraggiare i malintenzionati dall’entrare nelle case e a prevenire furti e intrusioni. Sapere che, una videocamera è attiva H24 ed è in grado di registrare tutto quello che succede in casa, spesso diventa un deterrente per ladri o scassinatori. Ma può anche trasformarsi in un vero e proprio incubo per le persone che le hanno installate.
Se si commette un errore infatti, i nostri video possono diventare di dominio pubblico: tutti potranno vedere i filmati delle nostre telecamere: quello che succede all’interno delle nostre case. Anche i momenti più intimi (che non sfuggono all’occhio delle apparecchiature elettroniche) possono essere visionati da tutti. E finire in rete.
Il fenomeno è accaduto in Corea del Sud: quattro hacker sono stati arrestati per aver violato le telecamere domestiche di decine di migliaia di persone e aver venduto i filmati intimi a siti web pornografici cinesi. Si sono intrufolati nella quotidianità delle persone, hanno violato la loro privacy e hanno venduto i loro filmati a persone senza scrupoli, che li hanno diffusi in rete. Il tutto sfruttando un errore che molti di noi commettono quando installano questo tipo di telecamere.
Molti utenti infatti, oltre a installare telecamere economiche e più facilmente hackerabili, non modificano le password predefinite, spesso “1234” o codici simili, rendendo le telecamere particolarmente vulnerabili. Un assist eccezionale per gli esperti informatici, in grado di entrare facilmente nei database delle camere. I filmati provenivano da abitazioni private, negozi di abbigliamento, centri di Pilates, bar karaoke e persino una clinica ginecologica.
Secondo un’indagine della polizia, il quartetto operava in modo indipendente. Un sospettato ha hackerato 63.000 telecamere, registrato 545 video di rapporti sessuali e guadagnato circa 35 milioni di won in criptovalute. Un altro ha hackerato 70.000 telecamere e guadagnato 18 milioni di won. I loro video avrebbero costituito la maggior parte dei contenuti sulla piattaforma straniera in questione. Altri due sospettati non hanno diffuso le immagini, ma hanno tenuto i video per sé. Uno di loro è accusato di aver prodotto materiale pedopornografico. Gli altri sono perseguiti per pirateria informatica e vendita di materiale sessuale.
Finora, solo 58 vittime sono state identificate e contattate. Stanno ricevendo supporto psicologico e vengono esortate a cambiare le loro password. Secondo i media sudcoreani, le immagini sono state vendute tramite un sito web con sede in Cina. La polizia sta collaborando con le autorità straniere per far rimuovere la piattaforma. “Questo tipo di crimini causa danni enormi”, afferma Park Woo-hyun della Polizia Nazionale. “Continueremo a indagare attivamente per sradicarli”. Ma il fenomeno non resta circoscritto alla sola Corea. Utilizzare delle password poco efficaci e sistemi facilmente vulnerabili, può portare a problemi e a possibili intrusioni di malintenzionati, anche nel resto del mondo. Gli esperti consigliano di prestare la massima attenzione e di evitare qualsiasi tipo di “assist” ad hacker ed esperti di truffe online.
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