Un campione di Boxe rischia la vita: i fans si riuniscono in preghiera

Un campione di boxe rischia di essere giustiziato. La sentenza è stata confermata ed è accaduta una cosa che terrorizza i suoi tifosi

Dal titolo di campione nazionale all’arresto, dalla cintura di campione continentale ad una possibile condanna a morte. La vita di un pugile, amato e tifato in patria e considerato un piccolo campione, è appesa ad un filo. Il suo destino si sta decidendo in queste ore, ma il rischio di un’esecuzione capitale è molto alto.

Due pugili sul ring
Un campione di Boxe rischia la vita: i fans si riuniscono in preghiera – cityrumors.it – Unsplash Foto

La Federazione boxe internazionale è scesa in campo per difenderlo, al pari di numerose organizzazioni umanitarie. Il suo caso ha scatenato reazioni e polemiche ed acceso un grande campanello di allarme sulle condizioni in cui versano centinaia di persone che, come lui, sono state accusate sommariamente e a seguito di semplici proteste.

La vita di un campione di boxe è considerata a serio rischio: sul suo capo pende una condanna a morte che è stata confermata da un giudice e la richiesta di una revisione del processo che lo ha visto protagonista, è stata recentemente respinta dalla Corte Suprema del Paese. Una decisione che in molti hanno giudicato come la conferma di un destino che sembra già scritto. Nonostante una mobilitazione massiccia e che ha coinvolto il mondo politico, istituzionale e sportivo.

Il pugile condannato a morte: “Esecuzione vicina”

Stiamo parlando di Mohammad Javad Vafaei Sani, pugile di trenta anni, originario di Mashhad nell’Iran nord-orientale: era stato arrestato nel 2020 per aver partecipato alle proteste nazionali del 2019. È stato accusato di sostenere il gruppo di opposizione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (MEK). Ha trascorso cinque anni in prigione, durante i quali è stato sottoposto a torture e lunghi periodi di isolamento. La sua richiesta di un nuovo processo è stata respinta il 15 dicembre scorso. Lo stesso giorno, gli è stata inaspettatamente concessa una visita della madre, un gesto che gli attivisti interpretano come un segnale di un’imminente esecuzione. Durante una telefonata dal carcere, la donna è stata informata che il caso del figlio è stato trasmesso al dipartimento incaricato dell’attuazione delle sentenze a Mashhad.

Mohammed Javed Vafaei Sani
Il pugile condannato a morte: “Esecuzione vicina” – cityrumors.it – Ansa Foto

“La sua vita è in grave pericolo, l’esecuzione della condanna a morte potrebbe avvenire in qualsiasi momento”, ha dichiarato Shahin Gobadi, del comitato per gli affari esteri del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana. “Bisogna tenere presente che negli ultimi sei anni il regime ha fatto ricorso a torture estese nel tentativo di costringerlo a rinnegare il MEK”. L’accusa che ha portato al suo arresto è stata di corruzione. E’ stato condannato a morte nel settembre del 2024, dopo un processo che Amnesty International ha definito un “gravemente iniquo”. La Corte Suprema ha confermato la condanna il quattro ottobre scorso. Nassim Papayianni, esponente di Amnesty International, ha esortato le autorità iraniane a fermare immediatamente ogni piano per l’esecuzione: “Le nostre ricerche dimostrano costantemente che i tribunali rivoluzionari mancano di indipendenza e impongono sentenze durissime. Alle persone processate davanti a tali corti viene sistematicamente negato il diritto a un equo processo”.

Il suo caso ha scatenato le reazioni del mondo politico e sportivo. Mohamed Sani era un ex campione nazionale di pugilato ed aveva vinto anche diversi titoli continentali giovanili. Poche settimane fa più di venti ex campioni olimpici si erano schierati dalla sua parte, chiedendone l’immediata liberazione. Tra questi l’ex campionessa e leggenda del tennis Martina Navratilova e  la nuotatrice Sharron Davies, che hanno firmato una lettera per chiedere la sospensione dell’esecuzione. Il mondo della boxe non è rimasto indifferente: Mauricio Sulaimán Saldívar, presidente del World Boxing Council (WBC), ha chiesto la revisione della condanna: “La boxe è una disciplina che ispira coraggio e rispetto, non un motivo per punizioni politiche. L’esecuzione di un pugile, di un campione, per aver espresso le proprie idee è un attacco diretto ai valori fondamentali dello sport e della dignità umana”.

Iran, le esecuzioni aumentano: e gli sportivi pagano per tutti

L’Iran ha una lunga storia di esecuzioni di atleti. Spesso il governo ha optato per scelte punitive nei confronti di sportivi per dare l’esempio e per mantenere un clima di tensione, atto a scoraggiare le proteste. Negli ultimi anni sono stati giustiziati Habib Khabiri (capitano della nazionale di calcio) nel 1984, Fourouzan Abdi (capitana della nazionale femminile di pallavolo) nel 1988, Navid Afkari (campione di lotta di 27 anni) nel 2020.

Iran cortei
Iran, le esecuzioni aumentano: e gli sportivi pagano per tutti – cityrumors.it – Ansa Foto

Il numero di esecuzioni nel Paese sta registrando un’impennata spaventosa: almeno 1.000 persone sono state giustiziate nei primi nove mesi del 2025, il dato più alto degli ultimi 30 anni. Secondo l’organizzazione Iran Human Rights, la cifra avrebbe ormai superato le 1.500 unità. Gli esperti ritengono che le autorità stiano intensificando l’uso della pena di morte per terrorizzare la popolazione e soffocare il dissenso dopo le rivolte del 2022 legate al movimento “Donna, Vita, Libertà”.

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