A quanto pare arrivano degli importanti aggiornamenti per quanto riguarda il debito pubblico italiano. A rivelarlo ci ha pensato uno degli esperti in economia, Matthew Rees
Il capo delle strategie obbligazionarie globali di LGIM, Matthew Rees, si è soffermato a discutere del debito pubblico italiano e non solo. Lo ha fatto rilasciando una intervista ai microfoni del “Sole 24 Ore“. Molti gli argomenti affrontati, soprattutto quelli che riguardano e che vedono come protagonista il nostro Paese. In particolar modo sugli impegni presi dal Patto di Stabilità ed anche con il Pnrr. Alla domanda se l’Italia rischia seriamente su entrambi i fronti la risposta non si è fatta assolutamente attendere.
Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Non credo nel breve termine. Non penso assolutamente che ci siano rischi di questo tipo nei prossimi mesi. Nella primavera del prossimo anno ci saranno le elezioni europee. Tutto questo tenderà a rallentare i processi decisionali. Soprattutto per quanto riguarda la Commissione europea. Solamente Bruxelles può decidere se un Paese può avere voce in capitolo per definire se un Paese ha i requisiti per poter accedere allo scudo anti-spread della Bce”.
Poi ha continuato dicendo: “Valutare anche se ci sia una crisi sui mercati proprio in quel tipo di frangente. E’ possibile che lo scudo possa essere azionato con molto ritardo. Tutto questo, però, aumenterebbe solamente ansia negli investitori e la turbolenza. Senza dimenticare che ci sono altri elementi che proteggono l’Italia“.
Gli elementi in questione sono: “Bisogna considerare che il 26% del debito pubblico italiano si trova in mano ad investitori stranieri. La quota di investitori esteri è salita al 39% in Germania, il 40% in Spagna e 46% per la Francia. Possiamo dire che, da questo punto di vista, l’Italia è quella considerata più protetta“.
In un mercato che, a dire il vero, si sta rivelando sempre di più diffidente, per poterlo cambiare in maniera positiva ha dichiarato: “Servono delle riforme strutturali. L’Italia, da questo punto di vista, le sta facendo. Bisogna andare avanti. In particolar modo sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro. In Italia il 70% delle donne è presente nel mondo del lavoro.
Contro l’85% che si registra in Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna. Da questo punto di vista il vostro Paese deve migliorare. Bisogna portare il tasso di partecipazione femminile al livello degli altri Paesi. In questo modo il Pil andrebbe ad aumentare di circa 7-8 percentuali”.
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