Era quella che tutti temevano, l’immediata ripercussione sui prezzi del carburante e dei prodotti energetici come gas e luce e tutto potrebbe peggiorare con la chiusura di Hormuz
Il balzo della quotazione del petrolio, dovuto allo scoppio della guerra tra Israele e Iran, sta portando a un aumento dei prezzi alle pompe di benzina e diesel. Il timore è sempre lo stesso, che la guerra abbia un impatto sulla disponibilità globale del greggio. Il mercato dunque reagisce con un aumento delle quotazioni dell’olio nero che porta come conseguenza a un incremento dei prezzi dei carburanti con tutti i problemi del caso per gli automobilisti e il mondo dei trasporti.

I rialzi dei prezzi registrati già nel fine settimana sui listini sono apparsi questa mattina sulle tabelle dei prezzi praticati alla pompa di benzina e gasolio nei distributori su tutto il territorio nazionale, balzati così ai massimi da inizio aprile. Sulla rete autostradale un litro di benzina verde è andata in vendita anche a 2,3 euro, un prezzo davvero esagerato.
La guerra infiamma i prezzi del petrolio
Non è certo la prima volta che succede, è sempre stato così. Con la guerra, soprattutto nella zona da dove arrivano importanti materie prime per mandare avanti il mondo, sale subito il prezzo del petrolio. Era già accaduto allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. In quel caso era stato il gas a subire una paurosa impennata che aveva portato a bollette energetiche folli per alcuni mesi in molte nazioni europee, Italia compresa.

Questa volta è quella tra Israele e Iran che ha fatto immediatamente lievitare il costo a barile dell’oro nero, poi l’intervento nella contesa ha fatto ancora di più da detonatore e oggi il prezzo dei carburanti alle pompe ha raggiunto e superato quote che sembravano dimenticate. Come sempre accade in queste occasioni c’è anche molta speculazione, visto che i listini al pubblico aumentano immediatamente al salire del petrolio nonostante la benzina e il gasolio venduti oggi agli automobilisti siano stati acquistati mesi fa e poi appositamente stoccati prima di essere immessi sul mercato dai marchi petroliferi, quando le quotazioni del greggio erano ben inferiori a quelle odierne.
Un balzo vertiginoso dei prezzi
La classica stangata ha quindi presentato il contro stamattina alla riapertura delle pompe di benzina, un aumento diverso da regione a regione. In particolare è la Sicilia che detiene il record dei rialzi sia per quanto riguarda la benzina sia il gasolio, che segnano un incremento rispettivamente di 4,9 cent, pari a 2 euro e 45 cent a pieno, e di 7,8 cent per il diesel, equivalenti a 3 euro e 90 cent a rifornimento. Stando alle ultime rilevazioni, il prezzo della benzina in modalità self service sale a quota 1,714 euro al litro, mentre il diesel self service sale a 1,614 euro al litro.

Per il servito, invece, il prezzo medio della benzina è arrivato a 1,853 euro al litro, mentre la media del diesel si attesta a 1,753 euro al litro. In autostrada la benzina verde in modalità servito ha già superato la soglia dei 2,3 euro al litro in diversi distributori, soprattutto del nord Italia, mentre in molti impianti autostradali anche al self service la verde è arrivata a toccare i 2 euro. Adesso l’attenzione del mondo è anche puntata sullo stretto di Hormuz, dove ogni giorno transitano volumi di greggio pari a circa il 25% della domanda globale e volumi di Gnl pari a circa il 20% dei consumi mondiali. Una eventuale chiusura per ritorsione globale dell’Iran potrebbe avere conseguenze disastrose su tutti i prodotti petroliferi ed energetici in generale con conseguenze drammatiche sulle economie interessate.