Cosa accade se alla chiusura della partita Iva il titolare ha ancora dei debiti con il Fisco, banche o altri creditori? Tutto quello che bisogna sapere in merito.
Sono milioni in Italia i titolari di partita Iva. Questo strumento consente di identificare in maniera univoca un’attività o un professionista che esercita una determinata attività. Chi, difatti, deve emettere una fattura per una prestazione è obbligato ad aprire una partita Iva che può essere forfettaria, semplificata o ordinaria.
La prima prevede una tassazione agevolata ed è riservata a chi non ha ricavi oltre gli 85mila euro annuali, la seconda è dedicata alle attività che non hanno grandi volumi di affari, mentre quella ordinaria è obbligatoria per le società di capitali e le società di persone che hanno alti ricavi durante l’anno. La partita Iva può essere chiusa in qualsiasi momento, ma cosa accade se si hanno dei debiti nei confronti di enti o di altri soggetti. Tutti i chiarimenti nel prossimo paragrafo.
La chiusura della partita Iva può essere effettuata in qualsiasi momento dell’anno, senza tenere conto della data di apertura. Un professionista, dunque, potrebbe prendere questa decisione anche dopo due o tre mesi dall’apertura.
Una situazione particolare, però, si verifica quando all’estinzione della partita Iva il titolare ha ancora dei debiti attivi con banche, enti, come Agenzia delle Entrate o Inps, o creditori vari. In casi simili, la chiusura non comporta in automatico la cancellazione dei debiti, ma il titolare è sempre tenuto a regolarizzare la propria posizione senza distinzione tra enti, istituti bancari o creditori. In caso di mancato pagamento possono scattare anche sanzioni, come, nei casi più gravi, il pignoramento.
Per quanto riguarda Agenzia delle Entrate o l’Inps, al titolare della partita Iva chiusa può essere proposto un piano di rateizzazione del debito per regolarizzare più agevolmente la sua posizione. Se il contribuente non adempie, scattano a quel punto i provvedimenti che possono portare, come già detto, anche a pignoramenti. Lo stesso accade con banche ed altri creditori che il debitore è tenuto a pagare anche dopo la chiusura della partita Iva. Diversamente dagli enti, quest’ultimi non concedono piani di rateizzazione, ma possono agire per vie legali per cercare di recuperare le somme dovute.
È necessario, però, fare una distinzione: se si tratta di partita Iva aperta da un professionista, sarà quest’ultimo a rispondere dei debiti anche attraverso il proprio patrimonio, se la partita Iva è aperta da una società Srl o Srls, i soci non saranno responsabili, ad eccezione di illeciti. In questo caso può essere intaccato solo il capitale sociale della società
Per evitare qualsiasi problema, dunque, il titolare, prima di estinguere la partita Iva, deve accertarsi di non avere alcun debito, di aver rispettato tutte le scadenze e che non vi siano errori fiscali.
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