Riscatto della Laurea, dal 2026 cambia tutto: guida completa e risposte alle domande più frequenti, penalizzazioni e cosa succede a chi ha già iniziato la pratica.
Il governo frena sul riscatto della laurea, ma intanto emerge con chiarezza l’obiettivo della nuova norma: ridurre drasticamente la convenienza del riscatto ai fini della pensione anticipata. Una scelta che ha acceso polemiche politiche e preoccupazioni tra lavoratori e futuri pensionati, soprattutto per le pesanti penalizzazioni previste dal 2031 in poi.

La norma, inserita nel maxiemendamento del Ministero dell’Economia alla Legge di Bilancio, ha creato tensioni anche all’interno della stessa maggioranza. Tanto che la premier Giorgia Meloni è stata costretta ad intervenire pubblicamente per rassicurare: nessun effetto retroattivo per chi ha già riscattato o avviato la pratica.
Riscatto della Laurea 2026, cosa cambia davvero
Il cuore del provvedimento è chiaro: limitare l’uso del riscatto della laurea breve come scorciatoia per la pensione anticipata. Dal 2031 infatti, i periodi riscattati conteranno sempre meno ai fini del raggiungimento dei requisiti contributivi (42 anni e 10 mesi per gli uomini, un anno in meno per le donne).
In parallelo, la riforma prevede anche un allungamento delle finestre mobili, cioè il periodo di attesa tra il momento in cui si maturano i requisiti e l’effettivo pagamento della pensione. Un doppio colpo che rende l’uscita anticipata sempre più lontana.
La tabella delle penalizzazioni: meno contributi “utili” ogni anno
È qui che emergono le penalizzazioni più pesanti. Il beneficio del riscatto della laurea viene progressivamente ridotto:
- 2031: -6 mesi
- 2032: -12 mesi
- 2033: -18 mesi
- 2034: -24 mesi
- Dal 2035: -30 mesi (2 anni e mezzo)
A regime, il taglio è netto: su un riscatto di tre anni, solo sei mesi saranno validi per anticipare la pensione. Un ridimensionamento che svuota di fatto lo strumento della sua funzione originaria.
Finestre mobili sempre più lunghe
Alle penalizzazioni sul riscatto si somma l’allungamento delle finestre mobili. Dal 2032 l’attesa salirà progressivamente da 3 a 6 mesi. Inoltre, entra in gioco l’adeguamento alla speranza di vita: già dal 2027 servirà un mese di contributi in più che diventeranno tre entro il 2028.
Il risultato è che nel 2035 per andare in pensione anticipata serviranno fino a 44 anni e 2 mesi di contributi, considerando anche la finestra di attesa.
Nessuna retroattività: cosa succede a chi ha già iniziato?
Dopo le proteste, il governo ha chiarito che le nuove regole non saranno retroattive. Le penalizzazioni si applicheranno solo alle pratiche aperte dopo l’entrata in vigore della legge, quindi dal gennaio 2026. Chi ha già riscattato la laurea o ha avviato l’iter non vedrà modificata la propria posizione.
Lo scontro politico continua
La Lega ha presentato un sub emendamento per cancellare sia le penalizzazioni sia l’allungamento delle finestre, proponendo come copertura una clausola di salvaguardia con aumento dell’Irap sulle banche dal 2030 in poi. Una partita ancora aperta, ma il segnale del governo resta chiaro: meno pensioni anticipate, più paletti sul riscatto della laurea.





