Gli avvocati dell’unico imputato e condannato con sentenza definitiva a 16 anni rincarano la dose dopo quanto comunicato dalla Procura: “Crediamo che Alberto non c’entri nulla”
Una verità che, verosimilmente, non è mai stata scritta. Ed è questo quello che più sta pesando sulla situazione del delitto di Garlasco, con la sensazione sempre più evidente e crescente che in carcere da oltre dieci anni ci sia una persone che poco c’entrava con tutto quello che è stato rilevato, detto e scritto.

“Aspettiamo che la Procura di Pavia vada avanti con le indagini e faccia luce su tutto quello che ha in mano, che è uscito e che, magari, ancora non è uscito, poi eventualmente faremo tutte le considerazioni del caso su cosa si può e deve fare nella condizione del nostro assistito Alberto Stasi“, le parole dell’avvocato Giada Bocellari, da sempre accanto a quello che 18 anni fa era uno studente e che adesso è un uomo che cerca di lottare per la giustizia.
Quanto sta emergendo in questi giorni, dal ritrovamento di reperti all’interno di un canale dopo la segnalazione di un super-testimone scovato dalle Iene ma che la Procura ha ascoltato e si è mossa su sue indicazioni fino all’arrivo sulla scena di un’impronta repertata nel 2020 dai Carabinieri, ma non ritenuta sufficientemente valida per essere accorpata come prova o come ulteriore indagine. Più che altro perché, a quanto diffuso dalla stessa Procura di Pavia, si sa che “quella impronta palmare è di Andrea Sempio“, spiega uno dei due legali di Stasi, Bocellari.
“Sulla scena del delitto sembra ci fossero più persone, ora vedremo se è così e chi sono…”
Per i legali di Alberto Stasi che stanno lavorando alacremente e stanno attendendo altre disposizioni, per quel che riguarda l’impronta riconducibile a Sempio la stranezza e la particolarità è che si trova “sulle scale della cantina a un’altezza abbastanza significativa, proprio sopra, in alto al gradino dove il corpo di Chiara si è fermato, quando è stata lanciata dalle scale“.
E qui parte, naturalmente, il parallelo da parte dei due avvocati che da anni stanno lavorando sul caso senza sosta e con grande abnegazione, soprattutto Giada Bocellari che ricorda come nella sentenza di Stasi si reputò e si scrisse come “un grave indizio di colpevolezza un’impronta su un dispenser del sapone, nel bagno che ha frequentato” tanto che pii sottolinea un aspetto, precisando che “non si possono usare due pesi e due misure“.

E nel caso di Alberto Stasi sia per come sono state condotte le indagini nel 2007, ma anche dopo e rispetto a come si stanno facendo adesso la differenza è lampante, anche perché l’impronta di Stasi rilevata sul dispenser del sapone fu considerato un gravissimo indizio di colpevolezza, ma invece “l’impronta palmare di Andrea Sempio sulle scale dove è stata gettata Chiara Poggi, anche alla luce della presenza del Dna su due dita di due mani diverse della vittima, diventa un ‘vabbè frequentava la casa’…“.
Parole alle quali non si può obiettare nulla, anche perché è così che sono e stanno andando le cose, con un uomo che sta scontando una pena per una cosa che sembra non c’entrarci nulla e soprattutto non aver commesso. “Per me, a oggi, l’indagato è Andrea Sempio. Poi sono convinto che, sulla scena, potessero esserci altre persone. Andiamo a vedere se c’erano e chi erano”, giustamente si chiede l’avvocato De Rensis, l’altro legale che insieme a Giada Bocellari, si stanno occupando del caso.