Viaggio nel mondo delle edicole: tra chi ha alzato bandiera bianca, chi è stato costretto a reinventarsi e chi, ogni giorno, lotta per provare a resistere
“Quando venti anni fa ho iniziato questo lavoro, il settore della carta stampata e dell’informazione, erano ai massimi livelli. Oggi purtroppo è cambiato tutto. E i primi a rimetterci siamo stati noi”. Il racconto di Filippo, che ad inizio del mese è stato costretto a chiudere l’edicola che gestiva da più di venti anni, racconta la desolazione e le difficoltà di un intero settore. Negli ultimi quindici anni, il numero delle edicole presenti nel nostro Paese è crollato in modo netto.

Secondo i dati raccolti, si è passati da circa 17.600 edicole nel 2013 a circa 11.400 nel 2023, per una perdita di oltre un terzo della rete distributiva. Una prima stima della situazione attuale è ancora più negativa: nel 2025 il numero attivo di edicole “esclusive o prevalenti nella vendita di stampa” è sceso a circa 10.720, con un calo ulteriore rispetto all’anno precedente. Il motivo è da ricercare nel calo delle vendite dei quotidiani e dei giornali in generale.
Il crollo delle vendite in edicola: “Spariti anche i giornali a luci rosse”. Tutta colpa di Internet
L’avvento della tecnologia informatica, la crescita e lo sviluppo dei siti internet, ha allontanato i lettori dalle edicole: oggi in rete è semplice trovare news sempre più aggiornate, quotidiani che sviluppano informazioni generaliste o anche siti di gossip: “Una volta le vendite dei quotidiani erano altissime e i rotocalchi scandalistici avevano una grande presa tra il pubblico”, continua Filippo. “Oggi le cose vanno diversamente. In rete si trova tutto”. Anche un altro mercato è stato penalizzato: “Quello delle riviste erotiche. Quante volte entravate in un edicola e vedevate un’intera parete piena di giornali a luci rosse? Questo perchè quel tipo di mercato era molto richiesto. Oggi trovare foto e video online è semplice e gratuito. E anche quell’aspetto è venuto meno”.

Ma la crisi è generalizzata. “Anche io ho dovuto chiudere”, continua Ivano, che con la sua famiglia gestiva un’edicola da decenni, posizionata in una zona strategica. All’uscita di una scuola. “Per anni ci siamo salvati con i giornali per bambini, le riviste specializzate e i giochi. La mia edicola era nella piazza antistante una scuola dell’infanzia. I bambini che uscivano dall’asilo o dalle elementari si fermavano ed obbligavano i genitori a comprare qualcosa. Ogni settimana usciva qualcosa: la raccolta delle figurine, i personaggi Disney. Fino a che abbiamo potuto, siamo andati avanti. Ma ora i costi erano diventati assurdi. E i rientri erano ridotti allo zero”.
Edicole trasformate in altre attività: “Ho dovuto cambiare tutto per provare ad andare avanti”
Passeggiare per le principali città italiane, equivale spesso a imbattersi nelle edicole chiuse, con i cartelli di vendita attaccati all’esterno. Ma c’è anche chi ha deciso di cambiare rotta. “Io – dice Marco – ho acquistato un’edicola che era ormai ridotta allo stremo delle forze e l’ho trasformata in un negozio che vende ricambi per telefoni cellulari. La struttura è rimasta la stessa, ma dentro al negozio non vendiamo più quotidiani, settimanali o riviste: siamo passati ad un mercato diverso, che al momento regala risposte migliori”.

Roma come Milano, Napoli, come Palermo: la crisi delle edicole ha colpito tutta l’Italia. Uno studio di Unioncamere-InfoCamere, che ha analizzato i dati del registro delle imprese, ha confermato che solo due provincie italiane (Bolzano e Sondrio), hanno mostrato dati in controtendenza, mostrando una crescita di questa tipologia di impresa. Il resto d’Italia continua a mostrare segnali di grande difficoltà. Tra le regioni che hanno visto una maggiore penalizzazione del settore si registrano il Molise (-30,4%), il Piemonte (-20,8%), il Friuli Venezia Giulia, (-20,2%), il Lazio (-19,7%), l’Emilia-Romagna (-19,6%) e le Marche (-19,4%).
“Il nostro è un mestiere morto: vado avanti solo per i miei genitori”
“La situazione è sempre la stessa e forse è peggiorata – ci dice Andrea – sui contratti nazionali non è cambiato nulla: i sindacati si battono per rinnovare i nostri accordi, ma al momento non ci sono novità. Io cerco di fare il possibile con quello che posso: rispetto al passato i servizi non sono cambiati. Io cerco di rinnovarmi il più possibile, ma fino ad un certo punto. Io ad esempio lavoro in un quartiere dormitorio: ho l’edicola vicino alla stazione e la richiesta non è cambiata. I giornali si vendono sempre meno, ma io mi salvo con le scuole e con i bambini”.

Cosa è cambiato rispetto a prima? “Nulla, sono indietro con gli F24, con le tasse arretrate. Continuo a chiedere rottamazioni e cerco di andare avanti. Ti dico la verità: io avrei giù chiuso bottega, ma vado avanti per rispetto degli sforzi della mia famiglia e di chi ha investito tanto su questo tipo di attività. Sto cercando di ripagarli in qualche modo: ma è un lavoro fondamentalmente morto. Purtroppo”.