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Farmaci contro l’infarto, gli studi parlano chiaro: “Non tutti vanno curati allo stesso modo”

Farmaci contro l’infarto, gli studi parlano chiaro: “Non tutti i pazienti devono essere curati allo stesso modo”, gli ultimi aggiornamenti 

Tra i farmaci più utilizzati per cercare di bloccare possibili infarti e migliorare il cuore ci sono i beta bloccanti. Qual è la loro funzione? Quella appunto di bloccare i recettori beta adrenergici del cuore e, di conseguenza, ridurre il lavoro cardiaco e migliorare il compenso ed anche la sopravvivenza. Non è affatto un mistero che, negli ultimi anni, siano considerati i farmaci più utilizzati nella terapia delle malattie cardiache, coronariche e nel post infarto.

Infarto (Pixabay Foto) Cityrumors.it

Insomma, le beta bloccanti sono importanti per ridurre la possibilità di un infarto. Anche se uno studio, presentato nel corso dell’ultimo congresso dell’American College of Cardiology e pubblicato sul “New England Journal of Medicine” (con la collaborazione da parte del Karolinska Institute di Stoccolma) parla chiaro. E’ stato messo in discussione, infatti, il beneficio dei beta bloccanti nel prevenire un possibile secondo attacco di cuore o ridurre la mortalità nei pazienti in cui l’infarto miocardico è stato curato in tempi brevissimi. Segno del fatto che il danno cardiaco non è stato importante.

Farmaci contro l’infarto, Rebuzzi conferma: “Non tutti vanno tratti allo stesso modo”

Questo è quello che ha spiegato, nel corso di una intervista rilasciata al “Messaggero“, il professore di Cardiologia dell’Università Cattolica di Roma, Antonio Giuseppe Rebuzzi. Queste sono alcune delle sue parole a riguardo: “Sono stati studiati oltre 5.000 pazienti arruolati tra il primo ed il settimo giorno dopo un infarto miocardico acuto e che avevano una coronografia positiva per stenosi coronarica.

Farmaci contro l’infarto (Pixabay Foto) Cityrumors.it

In metà circa dei pazienti è stata fatta una terapia comprendente come da linee guida dell’infarto l’utilizzo di beta bloccanti nell’altro gruppo si è invece prescritto una terapia senza l’utilizzo di questi farmaci dopo un periodo di ‘follow up’ di circa 3 anni e mezzo si è valutata in entrambi i gruppi l’incidenza di decessi, recidiva, infarto miocardico ed altro.

Segno del fatto che non c’era alcun tipo di differenza significativa tra i due gruppi“. Una differenza che non si è vista nemmeno per le reazioni avverse da loro provocate dai beta bloccanti. In conclusione ribadisce: “Non è pensabile che tutti i pazienti che hanno avuto un infarto siano trattati allo stesso modo quale che sia il danno provocato, gli stessi farmaci sono superflui e vanno prescritti“.

Cristiano

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