Supermercato, bisogna prestare attenzione al pollo che si sceglie: i test rivelano la presenza di batteri resistenti. I peggiori.
Tutti abbiamo il supermercato di fiducia, dove ci rechiamo a fare spesa e siamo sicuri quasi al 100% di acquistare alimenti sani, controllati e che possiamo portare in tavola senza chiederci continuamente se siano trattati correttamente o meno.

Poi arrivano i test fatti a campione su svariati punti vendita, quelle certezze iniziano a vacillare e non possiamo fare a meno domandarci: quindi è sicuro o no? Prestare attenzione e restare aggiornati, leggere le etichette, la provenienza indubbiamente è un buon modo per tentare di evitare cattivi prodotti. Ma a far nascere questi nuovi dubbi, una recente indagine di Öko-Test, concentrata sul pollo che acquistiamo nei supermercati. I risultati sono inaspettati.
Pollo al supermercato, controlla bene prima di acquistarlo
Il pollo è l’alimento tra i più consumati perchè considerato leggero e familiare, viene anche scelto perchè ritenuto tra i “più sicuri”. Nonostante i pericoli possano esserci sempre, si è certi che con una cottura perfetta si elimini ogni tipo di rischio.
I nuovi test indipendenti effettuati però, riportano i riflettori un tema che spesso si preferisce evitare. Ovvero l’illusione della sicurezza. Se nella nostra testa un alimento è di buona qualità, non prestiamo più attenzione e rischiamo di acquistare quello sbagliato senza neanche accorgercene.

Un’indagine condotta in Germania su diversi campioni di petto di pollo fresco acquistati nei supermercati mostra un quadro che solleva molte domande. Più della metà dei campioni analizzati presentava batteri resistenti agli antibiotici. Un dato che colpisce non solo per le percentuali, ma per un elemento che sfata un mito ritenuto anche questo certo: la contaminazione non risparmia nemmeno la carne biologica.
L’aspettativa comune è che un allevamento con uso limitato di farmaci garantisca un prodotto più sicuro. Eppure i risultati raccontano una storia diversa. I livelli di batteri resistenti riscontrati risultano simili tra carne convenzionale e biologica, segno che il problema non nasce soltanto nell’allevamento, ma si insinua lungo l’intera filiera.
I risultati dei test
Tra i microrganismi individuati emergono ceppi noti per la loro pericolosità in ambito sanitario. Batteri capaci di produrre enzimi che neutralizzano antibiotici fondamentali, rendendo inefficaci cure spesso considerate l’ultima possibilità. Alcuni di questi farmaci non vengono nemmeno utilizzati negli allevamenti avicoli, un dettaglio che apre scenari inquietanti sulle modalità di diffusione della resistenza.
Non si tratta di episodi isolati. Altri test, anche in Italia, hanno già evidenziato la presenza di salmonella resistente agli antibiotici nella carne di pollo venduta nei supermercati. Questo conferma che il problema non è locale, ma diffuso e strutturale.

Gli allevamenti intensivi, dove si spinge sulla crescita rapida e l’alta densità di animali, creano le condizioni ideali per la diffusione delle infezioni. In questo contesto l’uso di antibiotici diventa una risposta frequente, anche quando la normativa impone una riduzione progressiva.
Altra criticità è rappresentata anche dai macelli. Qui animali provenienti da allevamenti diversi vengono lavorati negli stessi spazi. I batteri non riconoscono etichette né certificazioni. Durante la macellazione possono trasferirsi dall’intestino alla carne, contaminando anche prodotti che all’origine non avevano subito trattamenti antibiotici.
Secondo gli istituti di valutazione del rischio sanitario, i batteri resistenti possono entrare negli allevamenti anche tramite pulcini, attrezzature, roditori o persino le persone che vi lavorano. Una situazione complessa che rende difficile individuare un solo responsabile.
Dal punto di vista del consumatore, la cottura adeguata e una corretta igiene domestica riducono il rischio immediato. Ma questo, come abbiamo già detto, non elimina il problema alla radice. La resistenza agli antibiotici è considerata una delle maggiori minacce globali per la salute pubblica e ogni esposizione contribuisce a rafforzare un nemico che rende le infezioni sempre più difficili da curare.




