Enrico Costa, esponente di Azione, spiega meglio la sua norma e respinge tutte le critiche arrivate dal resto dell’opposizione e non solo in un’intervista a ‘Domani’.
La norma Costa sul presunto bavaglio alla stampa continua a far discutere. E’ direttamente il deputato di Azione in un’intervista a ‘Domani’ spiegare meglio il suo provvedimento. “Ho corretto solo una anomalia – spiega l’esponente del partito di Calenda – infatti molti giornalisti corrono il rischio e pubblicano gli atti. Un conto è magari dare la notizia di un arresto, un altro è fare copia e incolla di un atto che è unidirezionale“.
“Di certo il contenuto di un’ordinanza è una bomba comunicativa – continua Costa – perché contiene informazioni che servono a giustificare i gravi indizi di colpevolezza in una fase ancora di indagine, che non sono passate nemmeno al vaglio del Riesame“.
“Non esiste il processo di piazza”
Per Costa “non esiste il processo di piazza e i controlli devono essere fatti dai giudici nel processo. Del resto, la fase del dibattimentale non ha segreti. Il problema è che ai giornalisti interessa solamente la fase dell’inchiesta: quando tutto diventa alla luce del sole, i riflettori dei media si spengono“.
“La verità è che per molta stampa gli indagati sono semplicemente notizie e non persone“, aggiunge l’esponente di Azione spiegando meglio la sua mossa.
“Le battaglie garantiste non sono popolari”
Costa sottolinea anche come “le battaglie garantiste non sono popolari, ma io sono un liberale e penso che servano a far progredire il nostro Paese e per questo motivo vado avanti nonostante gli insulti. Purtroppo ai temi della giustizia sono sensibili gli addetti ai lavori e chi ci è passato. Gli altri la vedono sempre una materia distante. I veri populisti sono quelli che soffiano sul fuoco del processo mediatico per vedere le inchieste rafforzate dal legame con l’opinione pubblica“.