Mes, Gramegna: “Sorpreso dalla decisione dell’Italia. Ecco perché”

Pierre Gramegna, direttore del Fondo Salva Stati, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ parla del no dell’Italia al Mes e si dice sorpreso.

Il no dell’Italia al Mes ha sorpreso anche Pierre Gramegna. In un’intervista al Corriere della Sera, il direttore del Fondo Salva Stati sottolinea di aver avuto “un dialogo regolare con il governo italiano. Il momento di ratifica è stato spostato più volte perché si diceva che era collegato ad altri elementi. Noi avevamo letto tutto questo in modo molto positivo, poi invece si è deciso di bloccare altri 19 Paesi“.

Gramegna intervista Corriere della Sera
Gramegna sorpreso dalla decisione dell’Italia sul Mes – Cityrumors.it – Foto Ansa

Gramegna svela anche come “Giorgetti ha sottolineato all’Eurogruppo che legalmente il governo italiano può ripresentare la ratifica al Parlamento dopo sei mesi. Non ha detto che lo farà e per quello dobbiamo utilizzare questo periodo per capire come si deve muovere l’Italia. Il Mes è una struttura molto forte e sarebbe bene utilizzarla al meglio“.

“Difficile utilizzare il Mes senza Italia”

Gramegna intervista Corriere della Sera
Per Gramegna complicato ipotizzare un Mes senza Italia – Cityrumors.it – Foto Ansa

Il no dell’Italia al Mes potrebbe non fermare la riforma, ma Gramegna frena su questa ipotesi: “Difficile immaginare un Mes dove Roma non sia presente. Anche perché il fondo protegge tutti, inclusa l’Italia. Una soluzione a 19 Paesi non mi convince dal punto di vista politico, ma anche da quello del diritto internazionale sembra quasi impossibile“.

Il numero uno del fondo ricorda anche come “l’Italia più volte ha collegato il Mes al Patto di stabilità e il via libera alla riforma ci aspettavamo il via libera“.

“Nuovo Mes? Nodo complicato”

Gramegna intervista Corriere della Sera
Gramegna e la modifica del Mes – Cityrumors.it – Gramegna intervista Corriere della Sera

L’Italia spinge per una riforma del Mes, ma anche su questo Gramegna non è convinto: “E’ un nodo complicato. Io devo ascoltare i 20 Paesi prima di dare vita a delle modifiche. Il ministro Giorgetti ci ha detto che l’Italia vorrebbe una modernizzazione ulteriore dell’istituzione, ma ci sono altri 19 Stati non d’accordo“.

Ora valutiamo come si muove l’Italia – aggiunge il numero uno del fondo – e vedere come gli altri Paesi vogliono organizzare la discussione. Noi siamo d’accordo ad aprire un dialogo a delle modifiche, ma molti Stati non sono rassicurati da questa ipotesi“.

Impostazioni privacy