In una intervista rilasciata al quotidiano “La Notizia” ha parlato l’ex vicepresidente della Vigilanza Rai, Primo Di Nicola
Tanti i temi che ha affrontato in una lunga intervista che ha concesso al quotidiano “La Notizia“. Primo Di Nicola a 360°. In primis la vicenda che vede come protagonista il conduttore di ‘Report‘, Sigfrido Ranucci. Il giornalista, infatti, è stato convocato in Commissione di Vigilanza dopo neanche tre puntate della sua trasmissione. A quanto pare, però, non si tratta affatto della prima volta che si verifica una cosa del genere.
Su questo Di Nicola ha precisato: “Con tutto il rispetto per i componenti della Vigilanza Rai, richieste di questo tipo vennero fatte ripetutamente anche nella passata legislatura. Ricordo richieste di convocazioni nominative su giornalisti, titolari di rubriche e conduttori di trasmissioni. Mi sono sempre opposto”. Poi ha continuato dicendo: “La Vigilanza non può svolgere questo tipo di attività. Qui il problema è che una convocazione di questo tipo non doveva proprio essere fatta. I compiti della Commissione sono altri”.
Sulla convocazione di un giornalista in Vigilanza che rischia seriamente di creare un precedente pericoloso fa sapere: “Per anni, con questo tipo di argomentazioni, mi sono sempre battuto. Proprio per evitare convocazioni improprie in Commissione. Le inchieste di Ranucci non sono piaciute alla destra, alla sinistra e al centro. Così facendo convocheremo anche i cronisti autori di servizi non graditi. Se così fosse in Rai nessuno può sentirsi al sicuro. Sarebbe la pietra tombale sul giornalismo“.
Di Nicola non ha affatto peli sulla lingua: “Questo episodio rivela l’inutilità della Commissione di Vigilanza e la sua dannosità”. Tanto è vero che, nel corso dell’intervista, ne ha chiesto anche l’abolizione. Oltre a quella del Servizio pubblico. “La Vigilanza sembra diventata l’ufficio reclami della politica, dai ministri ai governatori di Regione”. Poi il consiglio a Ranucci: “Ha il diritto di fare quello che crede, ma in questa vicenda in gioco non c’è solo lui e la sua trasmissione. Fosse per me non ci andrei“.
Cosa farebbe Di Nicola in questa situazione? “Mi appellerei ai presidenti di Camera e Senato per chiedere loro se quella convocazione rientra nei poteri della Commissione di Vigilanza. Da giornalista ho avuto la fortuna di avere editori e direttori che mi hanno sempre tutelato. La politica è abituata a chiedere“.
In conclusione aggiunge: “Mai successo che la Rai venga controllata dalla politica. Nessuno ha aperto bocca sul caso Report. Dal presidente all’amministratore delegato ai componenti del Cda. Anche se tra i loro compiti primari ci sarebbe proprio la tutela dell’autonomia, dell’indipendenza del Servizio pubblico e dei suoi giornalisti. E’ un fatto di sistema. A nominarli sono stati i partiti, proprio coloro che si lamentano se vengono tirati in ballo“.
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