Juan Eduardo Esnaider e la sua tragica storia, un padre non può sopravvivere a un figlio

Juan Eduardo Esnaider lo ricordiamo come quello che doveva sostituire Del Piero dopo l’infortunio, oggi però parliamo della sua tragica storia e della morte del figlio.

Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere a suo figlio, una storia che purtroppo accade e che riguarda questo ex calciatore pronto ad aprire il suo cuore su quanto accaduto.

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Juan Eduardo Esnaider e la sua tragica storia, un padre non può sopravvivere a un figlio (ANSA) CityRumors.it

Il figlio di Esnaider morì nel 2012 il giorno di Natale, era un ragazzo ancora molto giovane, aveva appena 17 anni. Si chiamava Fernando e giocava nelle giovanili del Getafe come difensore, un dramma che ha raccontato lo stesso calciatore lasciando tutti di stucco.

Pochi giorni fa Esnaider è tornato sull’episodio durante il podcast El Cafecito: “Non sapeva giocare a calcio, era un difensore tecnicamente grezzo, non so cosa vedevano in lui e continuavano a ingaggiarlo. Forse si erano accorti che era un ragazzo straordinario. La vita con me è stata veramente dura, per me da quel 25 dicembre ogni giorno è difficile da affrontare. Io e mia moglie non siamo rimasti mai in silenzio e se dobbiamo piangere, piangiamo, ci siamo sempre detti tutto”.

Chi è Esnaider?

Juan Eduardo Esnaider nasce a Mar del Plata il 5 marzo del 1973 da una famiglia di origini spagnole e tedesche. Cresciuto nelle giovanili del Ferro Carril Oeste, con il quale debutta anche tra i professionisti nella stagione 1990/91, viene acquistato dal Real Madrid per giocare prima nella squadra B e poi nela maggiore.

esnaider in conferenza
Chi è Esnaider? (ANSA) CityRumors.it

Dopo due anni al Saragoza il ragazzo torna al Real per poi andare ai cugini eterni rivali dell’Atletico dove esplode con 16 reti in 35 match. Fa molto bene anche l’anno dopo all’Espanyol e nel gennaio del 1999 viene acquistato dalla Juventus per sostituire Alex Del Piero che si era gravemente infortunato al ginocchio.

A Torino gioca poco e male, soffrendo di pubalgia e non riuscendo mai a esprimere le sue qualità. Di fatto da quel momento inizia un lungo peregrinare tra Europa e Sudamerica senza mai più riuscire a trovare continuità.

Saragozza di nuovo, Porto, River Plate, Ajaccio, Real Murcia e Newell’s Old Boys sono tutte esperienze decisamente negative. Ormai fisicamente provato si ritira nel 2005 ad appena 32 anni senza nessuna possibilità d’appello e lasciando molto meno il segno di quanto avrebbe potuto per le sue innate qualità.

Dopo il ritiro ha iniziato una carriera di allenatore che al momento non gli ha regalato grandi soddisfazioni. Un percorso che per lui di fatto ha rappresentato un capolinea che sicuramente nessuno si aspettava.

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