Svolta storica in Cassazione: il fumo uccide, i figli ottengono il risarcimento

Svolta storica in Cassazione: i figli di un fumatore morto di cancro potranno chiedere il risarcimento. Un precedente che cambia tutto in Italia

Una decisione epocale che riscrive le regole del risarcimento danni in Italia e segna un precedente fondamentale. I familiari di un uomo deceduto a causa di un tumore ai polmoni, sviluppato per via del tabagismo, potrebbero finalmente avere diritto a un risarcimento. Lo ha stabilito la Cassazione con una pronuncia che riapre le speranze per migliaia di vittime del fumo. A rendere nota la vicenda è il Codacons. Ha seguito infatti il caso di G.V., un uomo della provincia di Cuneo morto nel 2013 per una neoplasia polmonare direttamente collegata al consumo di tabacco. I suoi figli avevano intrapreso una lunga battaglia legale contro British American Tobacco S.p.A. e i Monopoli di Stato.

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Svolta storica in Cassazione: il fumo uccide, i figli ottengono il risarcimento – Cityrumors.it

Una battaglia legale durissima. Dai “no” di primo e secondo grado alla vittoria in Cassazione
G.V. aveva iniziato a fumare a soli 15 anni, nel lontano 1968, consumando in media due pacchetti di sigarette Marlboro al giorno. Una dipendenza che lo ha accompagnato per decenni, fino alla tragica diagnosi e alla morte nel 2013. I figli, assistiti dai legali del Codacons, avevano presentato richiesta di risarcimento contro le aziende coinvolte.

Tuttavia, il percorso legale si era rivelato arduo. Nel luglio 2020, il tribunale di Torino aveva respinto le loro richieste. Una decisione confermata anche nel dicembre 2021 dalla Corte d’Appello. Sembrava una porta chiusa, ma la tenacia dei legali e della famiglia ha portato il caso fino alla Suprema Corte.

Ed è qui che è arrivata la svolta. La terza sezione civile della Cassazione ha emesso un’ordinanza che riapre la strada ai risarcimenti per i decessi legati al tabacco. La Corte ha stabilito un principio cruciale. La consapevolezza generica sui rischi del fumo, da parte dei fumatori, non può essere un criterio universale per rigettare i ricorsi dei familiari delle vittime. Questo significa che la responsabilità dei produttori non può essere esclusa a priori. La Cassazione ha anche ordinato una nuova causa in Corte d’Appello. Che, in diversa composizione, dovrà ora riesaminare le richieste degli eredi, tenendo conto di questa nuova interpretazione.

La “conoscibilità specifica” e il precedente storico

Il punto chiave della decisione della Cassazione sta in un distinguo fondamentale. I giudici hanno sostenuto che, sebbene la nocività del fumo sia diventata “un fatto socialmente noto a partire dagli anni Settanta“, non era altrettanto chiara e diffusa all’epoca dei fatti “una correlazione specifica tra fumo e cancro (e altre gravi patologie)“. La consapevolezza generica che “il fumo fa male” non equivale quindi alla conoscenza approfondita e specifica dei rischi gravissimi e diretti, come il tumore ai polmoni.

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La “conoscibilità specifica” e il precedente storico – Cityrumors.it

Per i giudici, infatti, “solamente a fronte della conoscenza o effettiva conoscibilità dei rischi specifici connaturati alla pratica del fumo può infatti configurarsi un concorso di colpa del consumatore fumatore“. Dunque, non si può escludere, in linea di principio, la responsabilità dei produttori di tabacco per non aver informato correttamente e adeguatamente i consumatori sui pericoli reali e specifici dei loro prodotti.

Per il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli, questa decisione è “importantissima perché sconfessa le tesi di diversi tribunali italiani secondo cui chi inizia a fumare è pienamente consapevole dei rischi sanitari corsi e della possibilità di sviluppare gravi patologie“.

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Ora, la Corte d’Appello di Torino dovrà nuovamente esaminare la vicenda. Se le richieste degli eredi e dei legali Codacons saranno accolte, si aprirà la strada a una valanga di altre cause risarcitorie analoghe in tutta Italia. È un segnale fortissimo per i consumatori e un monito chiaro per le aziende produttrici: la salute delle persone ha un valore inestimabile e la trasparenza sull’informazione sui rischi è un obbligo inderogabile.

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