Continua a suscitare timori per la tenuta del tessuto economico l’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi al 15%, che imporrà quindi una tassa significativa da assorbire per tutte le economie
Stati Uniti e Unione europea hanno raggiunto un accordo quadro sui dazi, nella giornata in cui il leader Usa Donald Trump e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si sono incontrati in Scozia, nel lussuoso Golf Club di Turnberry. Confermata la tariffa base del 15% sulla maggioranza dei beni importati dall’Europa. Una tregua raggiunta a fatica e che costerà comunque carissima agli Stati dell’Unione, Italia compresa.

I dazi sono un’imposta indiretta sui consumi, di riscossione mediata, che colpiscono la circolazione dei beni da uno Stato all’altro. Vengono pagati normalmente alla dogana dall’importatore o dall’esportatore, tramite una dichiarazione doganale. Una volta compiuto il pagamento, la merce in questione può circolare liberamente in un determinato mercato. Solitamente vengono utilizzati anche per tutelare il mercato interno di un Paese e per contrastare frodi o traffici illeciti.
Una guerra commerciale
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump li aveva annunciati già durante la campagna elettorale, li riteneva necessari per salvaguardare l’economia interna degli USA e promuovere ancora di più le aziende nazionali. L’accordo raggiunto da Trump con la presidente dell’Unione Europea von der Leyen arriva al termine di quella che è stata una vera e propria guerra commerciale scatenata dal tycoon americano contro la maggior parte degli Stati mondiali che abitualmente esportano negli USA.

L’intesa raggiunta nel summit in Scozia fissa un’unica aliquota tariffaria del 15% per la stragrande maggioranza delle esportazioni europee negli Stati Uniti rispetto a una media precedente del 4,8%, un rialzo importante che creerà più di uno scompenso alle economie delle nazioni interessate.
I prodotti italiani interessati
Guardando al Made in Italy, che trova negli Stati Uniti il principale sbocco in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, preoccupa la situazione di alcuni dei prodotti tipici italiani che hanno sempre riscosso un grande successo di vendita e popolarità oltre Oceano. Uno dei comparti più colpiti è sicuramente quello della produzione agroalimentare, dove i dazi peseranno sul vino italiano, settore di punta dell’export negli Stati Uniti con un fatturato di 1,9 miliardi su un totale di 7,8. Dal 1 agosto il dazio al 15%, si stima, avrà un impatto sul settore per 317 milioni. Dovrebbero essere salvi i prodotti lattiero-caseari e l’olio extravergine d’oliva, anche questi sempre molto apprezzati sulle tavole degli americani.

Anche se Parmigiano Reggiano e Grana Padano potrebbero subire importanti contraccolpi. Il settore farmaceutico potrebbe risultare uno dei più colpiti, “non possiamo dipendere da Paesi terzi per i farmaci”, queste le dichiarazioni di Trump che hanno spaventato il settore. Le prime stime infatti parlano di una riduzione del Pil quantificabile in 5,43 miliardi, cioè un -0,2%, le esportazioni invece calerebbero di 7,44 miliardi (-12%) e inevitabilmente la contrazione avrebbe una ripercussione anche sui posti di lavoro di 89.645 unità. Secondo i primi calcoli del Codacons sui possibili aumenti dei prezzi al dettaglio in Italia, l’accordo su dazi tra Usa e Ue potrebbe infatti arrivare a pesare fino a 4,2 miliardi di euro sulla spesa delle famiglie.