Alemanno: ecco il racconto della vita in carcere

Dal diario di Gianni Alemanno a Rebibbia, emergono contraddizioni e limiti strutturali del sistema penitenziario italiano. 

In una lunga e dettagliata testimonianza scritta dal carcere di Rebibbia, dove è detenuto dal dicembre 2024, Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, denuncia il collasso del sistema penitenziario italiano.

La cronaca carceraria
Alemanno scrive e denuncia le carceri italiane cityrumors.it foto Ansa

Così, attraverso un racconto intimo ma impietoso, pubblicato con il titolo “Diario di Cella 9 – L’isola dei divieti (senza senso)”, Alemanno porta alla luce un insieme di assurdità burocratiche, contraddizioni normative e ostacoli quotidiani che rendono la detenzione non solo punitiva, ma profondamente diseducativa.

Alemanno scrive: una giungla di divieti che ostacola il reinserimento

Il diario è una cronaca lucida e amara di come regole spesso irrazionali rendano la vita dei detenuti un labirinto di proibizioni, più simili a un reality show distorto che a un sistema rieducativo. Le pentole sono consentite, ma i coperchi no. Il filo interdentale è bandito, ma si vendono decine di creme per il corpo. I detenuti sono autorizzati a cucinare, ma devono farlo con utensili di plastica inefficaci, in un clima da “sopravvivenza” che poco ha a che fare con la dignità o il reinserimento sociale.

Anche sul fronte culturale le contraddizioni si sprecano. Si può studiare all’università, ma solo smontando i libri dalla copertina rigida. È possibile avere accesso a internet, ma con blocchi sui siti istituzionali del Parlamento e del Governo. La cultura, in carcere, pare essere trattata come un rischio e non come una risorsa.

il diario di Alemanno
La vita in carcere raccontata da Alemanno cityrumors.it foto Ansa

Tra gli episodi più toccanti del suo racconto, Alemanno cita il rifiuto del permesso per partecipare al funerale di Suor Paola, figura spirituale che lui definisce “santa protettrice”, con cui aveva un legame profondo da vent’anni. Un no che si aggiunge alle negazioni sistemiche anche per detenuti che chiedono di assistere i genitori morenti o presenziare ai funerali di familiari non stretti. Per Alemanno tutto ciò mina il senso di umanità e la fiducia nelle istituzioni.

La riflessione si allarga poi al personale penitenziario: troppo poco, troppo stressato.  Tuttavia, il numero insufficiente di giudici di sorveglianza, cancellieri e operatori rende l’intero sistema lento, inefficiente e disfunzionale.

Alemanno: un sistema al collasso

La denuncia finale dell’ex sindaco è chiara: il sistema penitenziario italiano è al collasso e va riformato con urgenza. Servono meno detenuti e più attenzione alla rieducazione. Non si tratta, dice, di cercare colpevoli, ma di affrontare un fallimento strutturale che fa danno non solo ai detenuti, ma all’intera società. Perché, conclude, “questa ‘Isola dei Divieti’ sarà anche divertente, ma non aiuta le persone detenute a credere nelle Istituzioni”.

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