In una intervista rilasciata al ‘Fatto Quotidiano’ è intervenuto Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo
Tanto è vero che l’hanno denominata come la “scatola nera della Seconda Repubblica“. Un regalo quello che ha ricevuto il giudice Paolo Borsellino da parte dei carabinieri. Il tutto avvenne nel ’91. Fino al 23 maggio del ’92, ovvero il giorno della strage di Capaci, ha iniziato ad usarla dopo che era stata chiusa in un cassetto. La famosa agenda in cui ha scritto davvero di tutto: annotazioni investigative, pensieri personali e tutte le piste possibili da seguire.
Il tutto in cui l’Italia stava attraversando uno dei periodi più bui e complicati della sua storia. Un diario che, adesso, non si sa che fine abbia fatto. Fino al giorno della strage di via D’Amelio in cui il giudice e la sua scorta persero la vita per via di una auto imbottita di tritolo e fatte esplodere sotto la palazzina in cui viveva la madre. Agenda recuperata dall’auto in fiamme. A 31 anni da quella tragedia i magistrati di Caltanissetta la cercano nell’abitazione del sospettato numero uno, vale a dire Arnaldo La Barbera.
Ovvero il superpoliziotto finito, appunto, nel mirino. In merito a questa vicenda sono arrivate le parole del fratello del giudice Paolo, ovvero Salvatore Borsellino. Questo il suo pensiero: “Sono perplesso sulla tempistica. Considero tutto questo un depistaggio. L’unica certezza che abbiamo è che quella borsa l’ha presa un carabiniere. Impensabile che l’abbia data ad un funzionario della polizia. Non credo sia casuale che la notizia salti fuori nel momento in cui si cerca di santificare Mario Mori dopo la sua assoluzione“.
Sull’agenda rossa ha ribadito: “E’ importante visto che quei 57 giorni, tra Capaci e via D’Amelio, sono fondamentali per cercare di comprendere le ragioni della strage e dei fatti che hanno influenzato le istituzioni. In quei giorni mio fratello Paolo aveva annotato parole di pentiti non verbalizzate. Possibile che abbia scritto quello che aveva annunciato di rivelare a Caltanissetta il 25 giugno, ovvero quando disse di attendere una convocazione dall’autorità giudiziaria“.
Sempre in riferimento all’agenda ha continuato dicendo: “L’importanza è testimoniata dal fatto dalla prontezza con cui è stata fatta sparire dopo l’attentato. Probabilmente da uomini che erano presenti sul posto”. Borsellino ha fatto delle copie dell’agenda? Il fratello Paolo ne è convinto: “Lo penso ancora. Poi le conservava con meticolosità assoluta. Proprio come fecero nell’ufficio di Falcone per cancellare il data bank o anche di come sono riusciti a far sparire la cassaforte di Dalla Chiesa. Le copie sono state fatte sparire“.
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