Ciccio e Tore, nuovo colpo di scena? La richiesta della madre

Ciccio e Tore, nuovo ed importante colpo di scena in merito ad una delle vicende italiane che ha lasciato tutti sconvolti: la richiesta da parte della madre 

Se non si tratta di un vero e proprio colpo di scena allora poco ci manca. Fatto sta che si ritorna a parlare nuovamente di uno dei casi che ha lasciato tutti senza parole: ovvero quello della vicenda dei fratellini di Gravina, Francesco e Salvatore Pappalardi (per tutti Ciccio e Tore) ritrovati in un pozzo nel febbraio de 2008. Un caso che, a quanto pare, potrebbe seriamente riaprirsi a distanza di tantissimi anni. A presentare questa richiesta in Procura, in quel di Bari, la mamma Rosa Carlucci.

La mamma chiede la riapertura del caso
Ciccio e Tore (Foto Facebook) Cityrumors.it

Quest’ultima, nel corso di una intervista rilasciata al “Corriere del Mezzogiorno“, si augura che il procuratore Roberto Rossi possa fare luce su questo caso. Ovvero? Di trovare i colpevoli di questa vicenda che, secondo la madre, ci sono eccome. Insomma, giustizia per i loro due figli. Afferma di essere molto fiduciosa e che, allo stesso tempo, continuerà ad andare avanti su questa strada.

Ciccio e Tore, la mamma insiste: “Bisogna riaprire il caso”

Non si tratta affatto della prima volta che la mamma dei fratellini decida di fare una richiesta del genere. Insieme alla figlia Filomena, infatti, si stanno battendo per la riapertura delle indagini. Secondo la donna non ci sono dubbi: sia Ciccio che Tore sono stati “costretti o indotti” ad andare in quel posto abbandonato (la casa delle 100 stanze). Erano le 23:30 di quel giorno di febbraio quando i corpi dei due fratellini, rispettivamente di 11 e 13 anni, vennero ritrovati in fondo ad una cisterna quasi due anni dopo la loro scomparsa.

La mamma chiede la riapertura del caso
Ciccio e Tore (Ansa Foto) Cityrumors.it

Una ipotesi, per la quale viene chiesta la riapertura del caso, è di omicidio. Segno del fatto che “altri reati sarebbero frattanto prescritti”. Queste sono alcune delle parole che la donna ha rilasciato durante l’intervista: “Sulla base dei nostri accertamenti riteniamo che fossero in quel rudere tra le 23.30 e mezzanotte, non alle 20 come sostenuto all’epoca. Non sarebbero mai rimasti in giro fino a tardi e non da soli. Poi c’è quella boccetta di tranquillante trovata accanto ai loro corpi, ignorata negli anni passati. Furono costretti ad andare lì da qualcuno che li vide cadere e non chiamò i soccorsi, ne siamo convinti“.

L’avvocato della famiglia, Rocco Silletti, fa sapere: “Non puntiamo il dito contro nessuno, ma deve essere fatta chiarezza“. Tre i punti da chiarire secondo il legale: l’orario della caduta nella cisterna, il giallo della boccetta di ansiolitico trovata accanto ai cadaveri e delle dichiarazioni raccolte da parte di diverse persone (sia nel processo penale che nel civile). 

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