Pesantissima la multa che dovranno pagare i giovani che avevano provato a contrabbandare formiche in Europa: “Non sapevamo fosse illegale”
Kenya, terra di safari e, a quanto pare, anche di traffici alquanto insoliti. Quattro individui, un bel mix internazionale composto da due belgi, un vietnamita e un keniota, si sono ritrovati nei guai seri per un’attività che, a prima vista, potrebbe sembrare innocua: contrabbandare formiche regine. Non qualche decina, attenzione, ma migliaia di esemplari vivi, pronti per essere spediti a collezionisti in Europa e Asia. Un business sotterraneo che ha attirato l’attenzione della giustizia keniota.

I quattro, arrestati il mese scorso con le mani nel… formicaio, si sono dichiarati colpevoli. I due belgi, con una candida ingenuità (o forse no), hanno raccontato al giudice che collezionavano queste formiche tanto ricercate per hobby e non credevano fosse illegale. Ma il giudice, evidentemente, non ha bevuto la loro scusa. Nel pronunciare la sentenza questo mercoledì, ha sottolineato il valore di quelle particolari specie di formiche e la quantità industriale che si erano trovati tra le mani: cinquemila regine non sono proprio “qualche” formica.
“Mentre collezionare poche formiche potrebbe essere considerato un hobby, essere trovati con 5.000 formiche regine va oltre un hobby“, ha sentenziato il magistrato Njeri Thuku. “Il mondo ha già perso diverse specie a causa, in parte, dell’avidità. È tempo di arginare questa marea“. Parole dure, che mettono in luce un problema serio come il traffico illegale di specie selvatiche, anche quelle più piccole.
Il giudice ha poi aggiunto una frase significativa: “Questo tribunale farà ciò che può per proteggere tutte le creature, grandi e piccole“. Il “bottino” dei contrabbandieri comprendeva formiche giganti africane mietitrici, una specie che alcuni rivenditori britannici valutano fino a 170 sterline (circa 220 dollari) l’una. Un bel gruzzolo potenziale, se il traffico fosse andato in porto.
Commerciavano illegalmente formiche: pena severissima
I due belgi diciannovenni, Lornoy David e Seppe Lodewijckx, il vietnamita ventitreenne Duh Hung Nguyen e il keniota ventiseienne Dennis Ng’ang’a, hanno ricevuto pene simili dopo che il magistrato ha valutato le loro argomentazioni attenuanti. I belgi sono stati trovati in possesso di ben 5.000 formiche, mentre gli altri due ne avevano “solo” 300 nei loro appartamenti.

Le formiche erano state accuratamente imballate in oltre 2.000 provette riempite di cotone idrofilo, un sistema ingegnoso per farle sopravvivere per mesi durante il trasporto. I due adolescenti belgi erano entrati in Kenya con un visto turistico e alloggiavano a Naivasha, una città rinomata tra i turisti per i suoi parchi naturali e laghi. Nguyen, secondo il tribunale, era una sorta di “mulo” o corriere, inviato solo a prelevare le formiche, con il biglietto pagato da chi aveva organizzato il traffico. Ng’ang’a, invece, è stato definito un “intermediario” grazie alla sua conoscenza delle formiche presenti nella sua zona rurale.
Nel pronunciare la sentenza per Nguyen e Ng’ang’a, il giudice Thuku ha parlato di un coinvolgimento in un “commercio illegale di fauna selvatica e possibilmente bio-pirateria“. David, un appassionato di formiche con dieci colonie a casa in Belgio, apparteneva a un gruppo Facebook chiamato “Ant Gang” (la banda delle formiche), come emerso in tribunale.
Il giovane belga, che aveva visitato il Kenya per la prima volta cinque anni fa, ha dichiarato di aver acquistato 2.500 regine per 200 dollari quando è stato arrestato mentre ne cercava altre. Nel chiedere clemenza, David ha affermato di non sapere che le sue azioni, di cui si è detto pentito, fossero illegali. Lodewijckx, da parte sua, ha sostenuto di aver solo offerto di comprare le formiche per il suo interesse entomologico, senza l’intenzione di trafficarle.
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Il tribunale ha ordinato che i tre stranieri vengano rimpatriati nei loro paesi d’origine dopo il pagamento della multa (6.831 euro a testa) o l’espiazione della pena detentiva. I quattro hanno 14 giorni di tempo per presentare ricorso contro la sentenza.