Matteo Alviti, uno degli inviati italiani nel luogo del conflitto ha rischiato grosso nel corso di un collegamento live
Una tragedia sfiorata quella che stava per colpire uno degli inviati, italiani, che in questo periodo stanno raccontando la guerra tra Israele e i palestinesi. Non è un periodo facile nemmeno per i giornalisti, che si ritrovano in luoghi estremamente pericolosi per riportare notizie e contenuti quanto più veritieri rispetto a quello che sta succedendo. Più volte l’inviato del Tg1 Matteo Alviti ha rischiato seriamente di essere colpito da uno dei razzi che sono stati lanciati in questi giorni mentre era al lavoro.
È stato proprio il suo caso, stava raccontando in diretta come alcuni razzi siano caduti a poca distanza proprio dall’auto bianca della troupe ad Ashkelon, in Israele. Parlava infatti di 3 missili: uno di fianco alla vettura, uno all’ingresso dell’hotel e un altro più distante. Durante il collegamento, però, è iniziato un nuovo lancio di razzi da parte di Hamas, che ha fatto scattare l’allarme e interrompere la diretta su Tg1. Mentre era in diretta da Ashkelon con il Tg1 delle 20, Alviti deve interrompere il collegamento per l’esplosione di un razzo vicinissimo. Successivamente al telefono ha rassicurato sulla sua salute e sulle sue condizioni.
Già nel pomeriggio, come stava facendo vedere proprio poco prima, era scampato per poco ad un’esplosione. “Dieci secondi e sarei morto“: è il drammatico racconto del giornalista che, insieme all’operatore Maurizio Calaiò e alla producer Sahera Dirbas, ha letteralmente rischiato la vita durante un pesante attacco con razzi Qassam da parte di Hamas. L’inviato aveva mostrato le immagini dell’auto colpita dalle schegge e stava spiegando come alle 17 in punto siano partiti più di centi razzi Qassam sulla città.
Poi, tutto a un tratto, sono suonate le sirene e la linea è saltata. Si sono tutti messi di corsa al riparo dal lancio dei missili, senza chiaramente badare al collegamento. Poco più tardi Alviti è tornato in diretta riprendendo il suo discorso. Fortunatamente è andato tutto per il meglio: sia l’inviato che la troupe sono salvi. Il rischio in lavori del genere è elevatissimo.
Nel filmato del suo collegamento si vede perfettamente il timore una volta scattato l’allarme e si sentono le grida degli altri giornalisti, che si affrettano a rientrare in hotel per mettersi al riparo. Non c’è tempo chiaramente per una chiusura o per dei saluti: una volta ascoltate le sirene, la telecamera cambia inquadratura, con Alviti e la sua troupe che iniziano a correre. Tutto è bene, però, ciò che finisce bene.
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