Mattarella impone lo stop del decreto: il governo Meloni costretto a stralciare norme dal decreto Sport.
Il braccio di ferro tra il Quirinale e il governo Meloni sul decreto Sport si è concluso con una resa politica: l’esecutivo ha stralciato le norme contestate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tra cui quella che attribuiva all’agenzia Sport e Salute un ruolo centrale nell’organizzazione di eventi sportivi finanziati dallo Stato con oltre 5 milioni di euro.
Dopo giorni di tensioni, rinvii e trattative serrate, il Senato ha approvato il testo modificato, aprendo la strada alla terza lettura alla Camera. È la prima volta in questa legislatura che un provvedimento affronta un iter così tortuoso. Il pressing del Colle ha avuto la meglio su una maggioranza che, fino all’ultimo, ha cercato di difendere le proprie scelte, con il ministro dello Sport Andrea Abodi in prima linea.
Le opposizioni esultano, parlando di “marcia indietro” e “sconfitta politica” per Giorgia Meloni. Matteo Renzi, tra i più critici, ha paragonato la vicenda a una vittoria a Wimbledon: “Meloni perde game, set e match”. Ma il governo non intende mollare sul merito: le norme stralciate saranno ripresentate in un disegno di legge parlamentare, con l’obiettivo di approvarlo prima delle Atp Finals di Torino, evento per cui lo Stato ha stanziato ben 97,5 milioni di euro.
Il presidente Mattarella, ricevuto il testo modificato, ha lasciato intendere che nulla è scontato. Ma la maggioranza è convinta che la firma arriverà, forse accompagnata da una lettera di richiamo. Intanto, il ministro Luca Ciriani viene celebrato come l’artefice della mediazione che ha evitato lo scontro frontale tra governo e Quirinale.
Dietro le quinte del clima teso. Palazzo Chigi ha espresso amarezza per l’intervento del Quirinale su un emendamento di iniziativa parlamentare. Le parole di Abodi, che ha minimizzato il rischio di un rinvio presidenziale, hanno contribuito a irrigidire i rapporti istituzionali. Il Pd denuncia il tentativo della destra di trasformare lo sport in un “feudo di potere”, sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale del decreto.
Il cuore del conflitto istituzionale è stato il ruolo dell’agenzia Sport e Salute Spa nella gestione di eventi sportivi di rilievo nazionale e internazionale. La norma prevedeva che, in caso di contributi pubblici superiori a 5 milioni di euro, il governo potesse affidare direttamente l’organizzazione all’agenzia, bypassando gare pubbliche. Una scelta che ha sollevato dubbi di legittimità e trasparenza, spingendo il Quirinale a intervenire.
Il governo ha difeso la norma come garanzia di controllo e efficienza, ma il Colle ha ritenuto che non vi fossero i requisiti di urgenza per legiferare via decreto. Il risultato è stato uno scontro istituzionale che ha messo in luce le tensioni interne alla maggioranza e il ruolo sempre più attivo del presidente Mattarella nel vigilare sull’equilibrio tra poteri.
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