Un’iniziativa che sta prendendo piede in più Regioni, con una in particolare che appare orientata a testare questa novità
Avere una patente per i social ma anche per gli smartphone in modo da poter essere più tranquilli e controllare per bene i più piccini che sono i più vulnerabili in questa nuova era digitale. E più si va avanti, più le cose invece di migliorare rischiano di peggiorare.
Il dibattito sui limiti d’età per usare non solo gli smartphone ma anche per accedere ai social è spesso acceso e sempre d’attualità. Pensare che in Australia, ad esempio, è stato vietato l’uso dei social per i minorenni, poi a seconda delle fasce c’è un controllo sull’uso da parte dei genitori e poi via via una sorta di lasciapassare con la crescita, ma deve essere sempre graduale.
Per il Forum Prevenzione servono strumenti concreti, educazione e accompagnamento attivo, più che divieti assoluti. Secondo Manuel Oberkalmsteiner, referente del team Mondi digitali, «molti genitori faticano a gestire notifiche, scrolling e ansia digitale e questo rende difficile chiedere loro un ruolo educativo coerente. Proprio per questo servono raccomandazioni più chiare, linee guida comprensibili e anche cornici normative più solide.
Allo stesso tempo dobbiamo investire molto di più nella sensibilizzazione e nella competenza mediatica: tutte le fasce della popolazione devono comprendere dove si nascondono i rischi, quali meccanismi influenzano l’attenzione e quali effetti possono avere i contenuti e le interazioni sui social”. Le linee guida del Forum propongono smartphone light dagli 11 anni, senza accesso ai social, e uso dei social dai 14 anni con accompagnamento dei genitori.
«Alcuni studi indicano che intorno ai 14 anni il cervello è più maturo in aree come l’autocontrollo e la riflessione critica, competenze fondamentali per usare i social media in modo sicuro. La scelta di questa età è anche pratica: coincide con una maggiore autonomia dei ragazzi e con fasi scolastiche in cui è necessario usare Internet. Per questo parliamo anche di soluzioni come uno smartphone light, con accesso alla rete ma senza social». Il ruolo degli adulti è centrale.
Un comportamento digitale consapevole offre ai bambini modelli utili. «Se le piattaforme non rispettano i controlli d’età e il quadro legislativo è poco chiaro, il rischio è quello di lasciare il peso educativo alle famiglie. Serve quindi una normativa più precisa che dia orientamento sociale e dia maggiore responsabilità alle piattaforme digitali, anche sul piano del design e della verifica dell’età. Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che i limiti tecnici possono essere aggirati e non affidarci solo ai divieti. La promozione della competenza mediatica resta essenziale, perché solo così diventiamo più preparati e consapevoli nel rapporto con i media digitali».
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