Un’operazione che ha portato un successo senza precedenti e che andava avanti da mesi e che è stata portata avanti in grande segreto
Un blitz incredibile. Di quelli che non si scordano e che lasciano a bocca aperta. Un’operazione di polizia clamorosa, coordinata dalla Procura di Catania e condotta dagli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania – con la collaborazione del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia Online (Cncpo) – che ha portato a compiere un provvedimenti con 115 perquisizioni in 56 città italiane.
dopo aver monitorato per mesi la piattaforma di messaggistica online grazie al coinvolgimento di oltre 500 operatori specializzati. Al centro dell’indagine c’è lo scambio di materiale pornografico con protagonisti minori, che sono ritratti mentre compiono atti sessuali con adulti e perfino con animali. Per quanto riguarda la nostra regione, sono due gli attesti effettuati a Palermo ed altrettanti quelli che riguardano il capoluogo etneo.
Tre degli arrestati, come specificato in conferenza stampa dal procuratore Francesco Curcio, oltre a divulgare foto e video illegali avrebbero anche autoprodotto il materiale da usare come “merce di scambio”, abusando di bambini che frequentavano la loro abitazione. In alcuni casi ci sarebbero anche legami di parentela tra gli orchi e le vittime.
“L’attività è successiva al fermo, avvenuto a Catania un anno fa, di due persone trovate in possesso di una grande quantità di materiale pedopornografico. Nei mesi successivi gli investigatori hanno allargato il cerchio, trovando riscontri ai sospetti iniziali. In particolare, è stato possibile ispezionare 25 diversi canali di gruppo del social network ‘Viber, in cui sarebbero stati scambiati oltre 15 mila tra foto e video pedopornografici, catalogati anche in base ad etnia ed età anagrafica – spiega Curcio.
Obiettivo non facile è stato quello di individuare le persone lese, loro malgrado protagoniste anche di gravissimi reati come la zooerastia, ed associare un’identità reale ad ogni nickname che interagiva nel sistema. Vi si aveva accesso solo dopo aver dimostrato di poter avere della merce di scambio da proporre agli altri membri”.
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