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Poliziotto infiltrato, diventa il prediletto del boss: l’epilogo è clamoroso

Ricordate la pellicola Donnie Brasco, che sul finire degli anni novanta raccontò la storia di un’agente che riuscì ad infiltrarsi nella mafia  a conquistare la fiducia dei boss? La storia si è ripetuta, con un finale clamoroso

Non sto diventando come loro…sono uno di loro”. Alzi la mano chi non ricorda una delle scene più iconiche del film Donnie Brasco, un capolavoro che negli anni novanta fu in grado di spiegare alcune tra le più scabrose dinamiche del mondo della malavita organizzata statunitense. Nella pellicola, record di incassi, e diretta da Mike Niwell, Johnny Depp interpretava Joseph Pistone, un poliziotto statunitense infiltrato nelle cosche mafiose e conosciuto con il nome di Donnie Brasco.

Poliziotto infiltrato, diventa il prediletto del boss: l’epilogo è clamoroso – cityrumors.it

A presentarlo alle famiglie mafiose e farlo entrare nelle grazie dei più importanti boss, fu Lefty Ruggero, gangster italo-statunitense e interpretato da Al Pacino. Quest’ultimo, convinto che Donnie Brasco fosse davvero un malvivente, lo ha preso sotto le sue grazie. “Se tu sei un infame, io sono il più grande fesso di merda della storia della mafia!”, una delle battute più famose recitate da Al Pacino, convinto che il suo protetto non fosse un agente della polizia, ma un vero malvivente. Nel film, Donnie iniziò a dubitare della sua reale personalità e il tanto tempo passato in compagnia dei più spietati boss (che lo portarono a realizzare diverse imprese malavitose), lo portarono a ragionare come loro e a sentirsi parte integrante del contesto mafioso: “Io sono uno di loro“, disse alla moglie, che gli chiedeva lumi sul suo comportamento.

Il Donnie Brasco dei giorni nostri: il rapporto stretto con il boss

La stessa situazione si è vissuta nella vita reale ed è stata testimoniata da un lungo resoconto uscito dalla polizia belga, che ha raccontato la modalità che ha portato a sgominare un’intera banda criminale dedita allo spaccio, alla vendita illegale di armi da fuoco e numerose altre attività illecite. Tutto si svolgeva all’interno di un bar: il Cafè Pimplhof, nella parte settentrionale di Anversa. Il locale è gestito da un albanese, conosciuto alle forze dell’ordine, ma che in tanti anni non ha mai commesso un passo falso, tanto da portare le autorità a procedere al suo arresto.

Il Donnie Brasco dei giorni nostri: il rapporto stretto con il boss – cityrumors.it

I clienti del locale sono nella stragrande maggioranza dei malavitosi, che si rivolgono a Fatos per ottenere sostanze stupefacenti, armi o materiale esplosivo. Le intercettazioni e i metodi tradizionali non portano a risultati. Fatos è abilissimo a non lasciare tracce: al telefono non parla mai apertamente delle sue operazioni, ma solo di uova, castagne e salami. Probabilmente delle parole in codice. La Polizia, per provare ad incastrarlo, manda nel bar un agente sotto copertura, infiltrandolo tra i clienti. Edmond (il nome del poliziotto), si spaccia per un trafficante d’armi: partecipa anche a diverse compravendita nel locale e piano piano inizia a guadagnare la fiducia del boss, che lo trasforma nel suo protetto.

Edmond lo aiuta in diverse operazioni, partecipa ad alcune iniziative e diventa sempre più il braccio destro del boss. Che ad un certo punto, considerandolo come un vero e proprio componente della famiglia, gli chiede di fare da padrino al battesimo di un suo nipote. Una scena surreale, ma che certifica la grande abilità di Edmond di infiltrarsi nell’ambiente malavitoso e di guadagnare stima e fiducia di tutti. I suoi capi, rendendosi conto del rischio che stava correndo e preoccupati di non riuscire più a bloccarne l’ascesa nel mondo criminale, decidono di chiudere l’operazione, dando vita agli arresti: grazie al lavoro del loro agente sotto copertura, il Donnie Brasco fiammingo, sono stati arrestati più di quaranta componenti di un importante gruppo mafioso. Chissà se anche Edmond avrà iniziato a “pensare come loro…ad essere uno di loro”.

Paolo Colantoni

Amo scrivere, raccontare e leggere. Adoro i film, le serie poliziesche e la musica. Ho cantato con Michael Jackson (ho le prove) e collaborato con testate nazionali (Libero, Corriere dello Sport, Tuttosport e Radio 101), regionali (Rsa, Radio Incontro Olympia, Teleroma 56), siti e riviste. Enzo Biagi diceva che il giornalista è un “testimone dei fatti”. Noi proviamo ad esserlo della realtà di oggi.

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