
Gonne troppo corte, addomi scoperti, jeans strappati, cappelli in aula e unghie finte: sono solo alcuni degli elementi vietati dal nuovo dress code scolastico, introdotto da diversi istituti italiani con l’avvio dell’anno 2025/2026. A Taormina, una preside ha distribuito un depliant dettagliato che illustra cosa è permesso indossare e cosa no, pena il ritorno a casa dello studente.
Scuola, depliant e circolari: ecco come regolamentare il look degli studenti
Secondo Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, “la scuola è un luogo sacro, con una sua liturgia da rispettare. Nessuno andrebbe a un funerale vestito da bagnino”. Il messaggio è chiaro: serve decoro. Ma non tutti sono d’accordo. Il Codacons critica l’iniziativa, definendola una “burocratizzazione dell’istruzione” che rischia di creare confusione e limitare la libertà individuale. Anche DirigentiScuola invita a condividere i regolamenti con tutte le componenti scolastiche, evitando imposizioni dall’alto.
Un sondaggio condotto da Skuola.net su quasi 3.000 studenti rivela che il 30% deve fare attenzione a come si veste per evitare sanzioni, mentre il 55% è “caldamente invitato” a presentarsi in modo adeguato. Solo uno studente su cinque ha libertà totale sull’abbigliamento.

Le ragazze sembrano essere le più colpite: top troppo minimal, magliette che scoprono spalle e pancia, gonne corte e accessori vistosi sono tra i divieti più frequenti. Alcuni istituti vietano anche trucchi appariscenti, capelli colorati e piercing multipli. Per i ragazzi, il focus è sulle barbe: niente stili eccentrici o trascurati.
Il dibattito resta aperto: tra chi invoca il rispetto e chi difende l’espressione personale, il confine tra decoro e censura si fa sempre più sottile.