Il dibattito sullo sport e la politica si infiamma: dopo i parlamentari PD, anche gli allenatori italiani chiedono l’esclusione di Israele dalle competizioni calcistiche internazionali.
Il mondo del calcio italiano è scosso da una richiesta che sta facendo discutere. Renzo Ulivieri e l’Associazione Italiana Allenatori Calcio (AIAC) hanno chiesto alla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) di farsi portavoce presso UEFA e FIFA per la sospensione temporanea di Israele da tutte le competizioni internazionali.

Una mossa che segue l’appello di quarantaquattro parlamentari del PD e che si inserisce in un più ampio tentativo di boicottaggio contro lo Stato di Israele, estendendosi dallo sport all’economia, come dimostra anche il caso della Fiera del Levante. L’obiettivo dichiarato non è solo la critica alle politiche del governo di Benjamin Netanyahu, ma l’ostracizzazione dello Stato Ebraico e dei suoi cittadini dalle arene internazionali.
Stop Israele dal calcio: una lettera necessaria a Gravina e non solo
La richiesta dell’AIAC, deliberata unanimemente dal Consiglio Direttivo Nazionale e condivisa dai tre vicepresidenti Giancarlo Camolese, Pierluigi Vossi e Francesco Perondi, è stata definita “un’azione non solo simbolica, una scelta necessaria che risponde a un imperativo morale”. La lettera-appello è stata inviata al Presidente della FIGC, Gabriele Gravina, e a tutte le componenti federali. Anche il calcio italiano “si mobiliti, nel proprio ambito, in favore del popolo palestinese”. Questo includesse l’imminente sfida tra la Nazionale italiana e Israele, prevista per l’8 settembre a Debrecen (Ungheria) per le qualificazioni mondiali, con ritorno a Udine il 15 ottobre.

Nonostante le note posizioni politiche di sinistra del presidente Ulivieri – ex allenatore di Napoli e Bologna, con un passato di candidature in liste di sinistra e un pugno chiuso che fece discutere nel 2018 – lo stesso Ulivieri ha tenuto a precisare che la sua iniziativa. “Non c’entra nulla con la politica, sono in gioco i sentimenti”. Tuttavia, l’AIAC non nasconde la forte motivazione etica dietro la richiesta, citando il “massacro terroristico compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023” ma chiedendo se questo “possa giustificare la feroce rappresaglia genocida di Israele, che ha fatto decine di migliaia di morti civili palestinesi, fino ad annunciarne la deportazione”. La presa di posizione dell’AIAC riaccende il dibattito sulla separazione tra sport e politica, ponendo interrogativi sulle implicazioni di un eventuale isolamento sportivo di una nazione.