Ucciso in strada dopo una lite per futili motivi, arriva la condanna nei confronti del killer: “Giustizia è stata fatta”
Assassinato in strada in una sera d’estate a colpi di arma da fuoco. L’ultimo giorno del mese di agosto dello scorso anno. Sembrava una serata come tante, ma non per Giovanbattista Cutolo che trovò la morte nella sua Napoli. Nelle ultime ore c’è stata la sentenza del tribunale che ha confermato quello che la sua famiglia, amici e parenti si aspettavano: si è trattato di omicidio volontario e “senza alcuna motivazione“. Il killer del giovane musicista campano è stato condannato a 20 anni di carcere.
Il colpevole, un ragazzo di 17 anni, quella sera d’agosto uccise alle spalle con colpi di pistola Giovanbattista, per gli amici ‘GioGiò’. Il tutto accadde in piazza Municipio. Una decisione presa da parte del giudice del Tribunale dei Minorenni del capoluogo campani, Umberto Lucarelli che ha accolto la richiesta del pm Francesco Regine. Mentre l’avvocato dell’imputato aveva chiesto la messa in prova per il suo assistito, una richiesta che è stata respinta.
In aula presente il killer insieme al suo legale, Davide Piccirillo, e la famiglia. Il minore ha confessato di aver sparato, ma che non aveva intenzione di uccidere. Presente anche la madre della vittima, la signora Daniela Di Maggio, accompagnata dall’avvocato Claudio Botti. Pochi minuti dopo la sentenza sono arrivate anche le parole della donna: “Abbiamo scritto una pagina di storia. Giustizia è stata fatta“.
Purtroppo si sono verificati anche attimi di tensione subito dopo la sentenza. Alcuni parenti dell’omicida hanno minacciato ed urlato contro familiari ed amici della vittima. Il tutto è durato qualche minuto con le forze dell’ordine che hanno cercato di riportare il tutto alla calma. Successivamente i parenti del killer erano andati via mentre gli amici di ‘GiòGiò’ intonavano cori per chiedere giustizia nei suoi confronti.
Poco prima della sentenza la madre di Giovambattista aveva partecipato ad un flashmob (una cinquantina di persone) in cui aveva urlato al megafono: “Vogliamo la giustizia, se non ci sarà faremo la rivoluzione civile. Il giudice sia nei panni della mamma, del papà e della sorella, pensi a questo prima della della sentenza. Altro che rito abbreviato. Hanno ucciso mio figlio come se fosse il peggiore dei camorristi“. Appeso anche uno striscione in memoria del loro amico musicista ucciso senza pietà.
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