Il 2025 sta per finire e quello che ci attende sarà un anno difficile. Nell ultime ore introdotte due nuove tasse che andranno a colpire un’ampia fetta di popolazione.
Ogni anno, il 31 dicembre, guardiamo il cielo e speriamo che quello che ci attende sarà un anno più ricco di gioie e pure di soldi: fortuna, salute ma anche qualche soldo in più in tasca non guasterebbe soprattutto visti i progressivi rialzi dei prezzi che si sono registrati dal 2022 ad oggi.

Il 2026 non sarà un anno facile: dovremo armarci di molta pazienza e non sperare in riforme che, al momento, non è possibile mettere in atto. Il Governo Meloni si è trovato a fare una Manovra di Bilancio con un budget limitato e con l’impossibilità di fare ulteriore debito. La riforma delle pensioni, dunque, salta anche per il 2026.
Sul fronte delle tasse possiamo dire che la fascia reddituale medio alta beneficerà di un abbassamento della seconda aliquota Irpef che dal 35% scenderà al 33%. Ma, in compenso, l’Esecutivo, nelle scorse ore, ha approvato l’introduzione di due nuove tasse che andranno a colpire un’ampia fetta di contribuenti.
Nuove tasse per il 2026: ecco chi colpiranno
Una delle poche certezze della vita sono le tasse. E’ un nostro dovere pagarle in quanto evadere crea un danno non solo allo Stato ma a tutta la comunità. Dal 2026, a quelle già esistenti, se ne aggiungeranno altre due. Di seguito vediamo di cosa si tratta e chi andranno a colpire.

Non solo Irpef, non solo IVA, TARI e IMU: dal 2026 tassa anche sulle micro spedizioni. Se ne era parlato a lungo nei giorni scorsi e si pensava che, alla fine, si sarebbe risolto tutto con un nulla di fatto. Invece, alla fine, la tassa di 2 euro sui pacchi di valore inferiore ai 150 euro è stata approvata. Non solo: inizialmente la proposta era di applicarla solo ai pacchi provenienti da paesi extra europei, invece dovrà essere pagata anche su micro spedizioni provenienti da Paesi interni all’Unione europea.
La tassa diventerà operativa a partire dall’1 gennaio e, secondo le prime stime, riguarderà almeno 327 milioni di spedizioni all’anno. In teoria l’obiettivo è quello di penalizzare il “fast fashion”: in pratica è altamente probabile che ad essere penalizzato sarà il consumatore finale in quanto gli e-commerce potrebbero decidere di aumentare i prezzi per rifarsi.
La seconda tassa, invece, riguarda gli affitti brevi che, da qualche anno, sono diventati un vero business il quale non solo penalizza hotel e B&B ma peggiora anche il problema dell’emergenza abitativa in moltissime città. Ad oggi gli affitti previ possono fruire della cedolare secca al 21%, dal 2026 si cambia musica: l’aliquota del 21% verrà mantenuta solo per una unità immobiliare messa a rendita e solo per periodi inferiori ai 30 giorni. Dalla seconda casa in poi affittata per brevi periodi l’aliquota passera al 26%. Inoltre dal terzo immobile messo a rendita si uscirà in automatico dal regime agevolato della cedolare secca e scatterà l’obbligo di aprire Partita IVA.





