Attivista Radicale ed ex deputato della Camera dei Deputati, un’intera vita dedicata alla giustizia e a tutto quello che riguarda il sistema carcerario
Un’intera vita dedicata alla giustizia e alla possibilità di rendere più funzionale e di farlo funzionare meglio di come va avanti il sistema carcerario italiano, uno dei più mal ridotti nel panorama europeo, tutte battaglie che Rita Bernardini conosce bene e per le quali ha portato avanti lotte senza sosta, prima accanto a Marco Pannella ora insieme ad altri, ma sempre in prima linea.

Dalla mezzanotte del 23 aprile del 2025, l’ex deputata e attivista radicale, nonché presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini ha iniziato uno sciopero della fame per la riduzione di un anno di pena per tutti i detenuti, un’iniziativa che sta portando avanti con tenacia, disponendo dei soli e classici “tre cappuccini al giorno“.
E tutto questo per cercare di sensibilizzare un tema che era caro non solo a Marco Pannella, leader storico dei Radicali, ma anche a Papa Francesco, i cui appelli sull’indulto e sull’amnistia “sono rimasti inascoltati dalla classe politica che lo seguiva, lo piangeva e adesso fa la vaga su temi su cui bisognerebbe soffermarsi seriamente“.
Un sistema quello carcerario in completo abbandono, senza che nessuno da parte del Governo tratti l’argomento anzi l’unico modo per farlo è parlare di edilizia carceraria, quando in realtà con uno sconto di pena di un anno, ad esempio, si potrebbero risolvere “tantissimi problemi e dare speranza a persone che sono in detenzione senza avere la possibilità di potersi reinserire nel miglior modo possibile, cosa che è prevista dalla nostra Costituzione che viene regolarmente calpestata e ignorata anche e soprattutto su questo tema“.
Con una riduzione di un anno uscirebbero 8087 detenuti
I numeri sono disarmanti. Le carceri sono in uno stato folle, tanto che “mancano le condizioni igienico sanitarie in tantissime case circondariali e non vengono applicati decreti e norme che fanno parte della Costituzione, è una vergogna e una situazione indecente per un paese che si definisce democratico“, l’appello e le parole di Rita Bernardini che non resta impassibile a dati che dovrebbero far riflettere le persone e la classe politica di destra e di sinistra. Già perché se il 2024 è stato l’anno nero per i suicidi in carcere, ben 91, in questi primi quattro mesi del 2025 già si è arrivati a 30. “Un numero enorme e preoccupante” dice Bernardini.
Ed è anche per questo motivo che lei non molla e insiste nella sua battaglia con lo sciopero della fame. Non si dà pace nemmeno per quello che vuole fare il Governo con il DDL Sicurezza, dove si arriva a far diventare “reato” la resistenza passiva (cioè, la nonviolenza) nelle carceri. Come può difendersi un detenuto dalla sistematica violazione dei suoi diritti? Perché sia chiaro, in carcere è privato della sua libertà ma non gli si può togliere la dignità. Parla poi di edilizia carceraria: “C’è il sovraffollamento che è un argomento serio ma nessuno ci pensa, visto che ci sono 4.600 posti inagibili, con la chiusura di intere sezioni perché la manutenzione ordinaria e straordinaria non viene fatta e così di posti per i detenuti ne mancano 16.000. Preferiscono pensare a carceri prefabbricate con moduli di cemento armato all’interno delle stesse carceri che alla fine dell’anno ci daranno 384 posti per una spesa di 32 milioni di euro! Assurdo! E la gente intanto muore “.

Rita Bernardini e uno sciopero della fame per “dare forza all’Appello di Nessuno tocchi Caino rivolto ai parlamentari per un anno di riduzione della pena per tutti in detenuti, in memoria di Papa Francesco e Marco Pannella” e anche per “eliminare dal Decreto-legge “Sicurezza” tutte le parti incostituzionali e, in particolare, sia il nuovo reato di resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr, sia la nuova normativa sulle detenute madri”.
Da non dimenticare che con la riduzione di un anno di pena per i detenuti condannati per pena residua al 31 dicembre 2024, uscirebbero dal carcere 8087 detenuti. I detenuti che hanno una pena residua inferiore ad un anno al 31 dicembre sono un indicatore di quello che potrebbe essere il primo impatto. Lo sconto di pena, cioè la liberazione anticipata speciale (che fa passare lo sconto già previsto dalla legge ogni semestre, che è di 60 giorni, lo fa passare a 75 giorni ed implica sempre il buon comportamento del detenuto in carcere). Un numero importante e da non sottovalutare.