A parlare è uno dei suoi più stretti collaboratori, ma soprattutto uno degli amici più fidati, una persona che ha fatto la storia di An
Uno dei casi più eclatanti e controversi del 2025. L’arresto dell’ex Sindaco e Ministro del Governo Berlusconi Gianni Alemanno che per il reato di traffico d’influenze e per non aver rispettato le condizioni degli arresti domiciliari, disposte dal magistrato di sorveglianza, il primo gennaio del 2025 è stato condotto a Rebibbia dove dovrà scontare una condanna di 22 mesi. Una situazione al limite dell’accanimento e per molti opinionisti e politici “una vera assurdità e cattiveria”. A ribadirlo è Massimo Arlechino, il presidente di Movimento Indipendenza, di cui Alemanno è segretario, nonché suo fidatissimo collaboratore e amico personale: “Una cattiveria giuridica e umana, con lui i magistrati hanno cercato fino alle fine di trovare il pelo e farlo andare in carcere, mi dispiace, sono amico e da sempre con la magistratura, ma qui si è esagerato con la persona che meno di tutti lo meritava….“.

Massimo Arlechino è un pubblicitario, ma da sempre è un personaggio molto noto nella destra romana e nazionale, venuto alla ribalta per aver disegnato e inventato il simbolo di AN, Alleanza Nazionale, ma anche per alcune trovate geniali che contribuirono a far lievitare il successo di Gianfranco Fini. Da sempre è vicino alla destra, è il suo mondo, e da sempre conosce Gianni Alemanno e ne stima la passione politica nonché la persona nella sua interezza e onestà. “Mi è sempre dispiaciuto che Gianni venisse accostato a Mafia Capitale, a Buzzi e Carminati, ma lui, e questa cosa non la sottolineano tanti, è stato assolto da tutto su quel procedimento anzi le racconto un clamoroso retroscena che tanto fa capire la situazione di quella vicenda…”.
E ancora su quanto avvenne su Mafia Capitale, Arlechino ricorda per bene e sottolinea: “I rapporti col Comune da ben prima di Alemanno, molto prima. Alemanno Sindaco ha ereditato in tutto e per tutto questo tipo di rapporti: non conosceva Buzzi, non conosceva Carminati, quindi questo castello infame di Mafia Capitale, sul quale si sono fatti film, sono state fatte fiction e creati articoli sul nulla. Ebbene, questo castello ha rovinato la reputazione di un uomo mettendolo alla gogna per sette anni, rovinando i suoi rapporti familiari, rovinando la sua vita e anche le sue condizioni economiche. E alla fine assolto da tutto, ma nessuno lo sa e condannato per traffico d’influenze…”
Ecco come stanno veramente le cose su Alemanno…
E qui Massimo Arlechino, che è un fiume in piena e anche di passione nel difendere a spada tratta il suo amico e segretario Gianni Alemanno, basti pensare che la sera del 31 dicembre del 2024, Alemanno, pochissime ore prima dell’arresto, era proprio con Arlechino che racconta: “Poco tempo fa Alemanno doveva incontrare il suo avvocato, uno dei più noti a Roma, che è anche lo stesso di Massimo Carminati. I due, nel momento in cui ci doveva essere il cambio per parlare con il legale, si sono visti e conosciuti per la prima volta in quella circostanza, con Carminati che strinse la mano ad Alemanno e disse: finalmente ci conosciamo. Poi lasciando la stanza, sempre Carminati fa per rivolgersi al magistrato e disse: ma lo volete capire che Alemanno non c’entra un cazzo con tutta questa storia…e questa è la verità, quello che è successo“.

Tutto quello che è successo è incredibile, soprattutto per come è avvenuto e il motivo per il quale Gianni Alemanno sta scontando una pena daccapo, senza che la magistratura tenga in considerazione i quasi 15 mesi passati ai servizi sociali, “un vero schifo che venga resettato tutto e che a Gianni Alemanno, uno che ha fatto battaglie incredibili, debba essere trattato in questo modo così allucinante e vergognoso dal punto di vista giuridico“.
“Ora la Cassazione e potrebbe esserci una speranza…”
E come si potrebbe dare torto, visto il racconto di Arlechino: “Il suo reato di traffico di influenze consiste in una telefonata da sindaco per chiedere le ragioni per le quali il pagamento di una fattura non veniva fatto da quattro anni, capisce di cosa stiamo parlando? E lo zelante interlocutore la pagò, ovvero fece quello che il Sindaco gli ha detto di farlo, ma non perché gliel’ha detto il Sindaco, ma perché era giusto da pagare. E invece c’è l’influenza del sindaco su un proprio dipendente per pagare una fattura che da quattro anni avrebbe dovuto essere pagata, allucinante”. Ma non è tutto.
Già perché c’è un secondo capo d’imputazione, ricorda il presidente di Movimento Indipendenza: “Il secondo capo di imputazione è per un contributo che Alemanno ebbe dalla sua fondazione che si chiamava Fondazione Italia di 10.000€ da parte non so di chi, ma era tutto lecito, ovviamente, e regolarmente registrato in uscita e regolarmente registrato in entrata. Ma per il giudice questa donazione non era stata deliberata dal consiglio di amministrazione dell’ente erogante dell’azienda, quindi è stata attribuita ad Alemanno la responsabilità oggettiva di non aver verificato che chi gli dava questi 10.000€ legittimi. La verità è come se un mendicante prende un elemosina da parte di una persona ma dice che non può accettare perché magari la moglie o la figlia non sono d’accordo…“