Il presidente dell’associazione che si occupa dei diritti dei detenuti esce allo scoperto e cerca di fare capire quanto è seria e grave la situazione
Una situazione grave. Drammatica, forse, è dire poco, ma quello che sta succedendo nelle carceri italiane è qualcosa di funesto e che non è mai capitato in questo numero e modo. Qualche giorno fa, l’ex garante nazionale dei detenuti Palma, in occasione dei mille giorni di governo, ricordava alcuni numeri che non sono per niente positivi. E che dovrebbero far riflettere.

L’ex garante nazionale ha rammentato che in mille giorni le persone che sono in difficoltà in carcere sono aumentate di 6.503 (da 58.225 a 62.728). Da quando c’è questo governo, i detenuti sono aumentati a un ritmo di 6,5 al giorno mentre i posti regolamentari solo di uno ogni otto giorni. Dati e numeri che fanno riflettere e rabbrividire.
Qualcuno non si rende conto di quello che sta accadendo e di quello che soprattutto potrebbe accadere se la situazione continua ad essere in questo modo. “Serve più umanità e comprensione del momento, non certo più celle come crede qualcuno”, la dura reprimenda di Gonnella, attuale presidente dell’Associazione Antogone che da sempre si occupa dei diritti dei detenuti.
Numeri spaventosi: “Non ci sono più i diritti basilari per i detenuti e questo è grave e inumano…”
Quanto diceva e faceva Papa Francesco orami è caduto nel dimenticatoio, soprattutto quando il Pontefice metteva i detenuti tra i primi posti e sollecitava le istituzioni, proprio in virtù dell’anno giubilare, di fare qualcosa per l’indulto e un’amnistia. Ma niente.
E nel frattempo i nuovi ingressi nelle carceri crescono, le celle si riempiono di corpi accatastati in pochi metri quadrati, dove l’aria d’estate è bollette e l’acqua manca per varie ore al giorno. Le attività trattamentali scarseggiano, per mancanza di personale e per l’alto numero dei reclusi che, nel 60,3% dei casi, sono sottoposti alla custodia chiusa, cioè trascorrono la maggior parte delle ore del giorno all’interno di celle sovraffollate.
