La birra prodotta con le eccedenze del pane: una novità assoluta che rientra nell’ambito dell’economia circolare.
Fa parte di ciò che è inteso come economia circolare: esiste una birra prodotta attraverso un processo di fermentazione del pane rimasto invenduto. I vantaggi sono notevoli, si calcola infatti un risparmio di oltre il 30% di malto per un prodotto senza scarti, anzi, che li utilizza come materia prima affermandosi per la ottima qualità.
Si tratta di Biova, la startup di Torino che nell’ambito di un progetto di economia circolare ha messo a punto la realizzazione di questa birra fatta appunto con le eccedenze del pane. Ideatori dell’impresa sono Emanuela Barbano e Franco Dipietro, ex professionisti nel campo della pubblicità e della comunicazione visiva.
Una sturtup che propone un prodotto altamente innovativo che si basa su varie fasi. Per prima cosa si utilizzano gli scarti, ovvero le eccedenze di pane di produttori e distributori. Oltre quelli che generalmente vengono distribuite alle onlus e alle associazioni che si occupano di provvedere ai bisogni di chi è in difficoltà economica, gli avanzi possono quindi servire anche a produrre una birra.
Il procedimento su cui si basa quello usato per produrre questa birra fatta con gli avanzi del pane pare essere un’antica ricetta egizia. Con una rivisitazione dell’originale si arriva a produrre una birra con una gradazione leggermente alcolica, un forte potere dissetante e un gusto che sta riscontrando successo presso i consumatori.
Questa ricetta è di proprietà di Biova e può essere condivisa con i maestri birrai che scelgono di aderire a questo innovativo progetto. In Piemonte la COOP ha già richiesto una fornitura. A dimostrazione che la birra piace e incontra il favore di una clientela che tende ad ampliarsi.
La prima birra prodotta ha avuto origine in collaborazione con le panetterie di Torino della catena Panacea. Successivamente ne è stata prodotta una con la partecipazione di una onlus che si interessa del recupero delle eccedenze alimentari. È nata perciò la birra San Salvario. Si chiama così perché è stata prodotta con le eccedenze dei negozi e dei ristoranti del quartiere omonimo di Torino.
Al momento è stata realizzata una Golden Ale, ma in progetto ci sono anche altre tipologie. Per la produzione di 2500 litri di birra, e quindi per 8000 bottiglie da 33 cl, il formato più comune, sono necessari 150 Kg di pane. Per un costo che si aggira sui 465 euro. Una bottiglia di birra viene venduta poi a 1,60 euro.
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